Venezuela: Guaidó si autoproclama presidente, vittime negli scontri
Marco Guerra – Città del Vaticano
Durante l'odierna nuova giornata di manifestazioni antigovernative per la libertà e la democrazia, il leader dell'Assemblea nazionale, Juan Guaidó, si è autoproclamato presidente del Paese, davanti ai sostenitori riuniti a Caracas.
Indire nuove elezioni
Guaidó ha pronunciato un giuramento in piazza Juan Pablo II, affermando di "assumere formalmente la responsabilità dell'esecutivo come presidente incaricato del Venezuela per arrivare alla fine dell'usurpazione, ad un governo di transizione e indire libere elezioni". Guaidó ha poi rivolto un appello anche alle Forze armate chiedendo loro di ristabilire la Costituzione nel Paese sudamericano stravolto da una situazione umanitaria drammatica.
Trump riconosce Guaidó
Immediata la reazione del presidente americano Donald Trump che ha ufficialmente riconosciuto Juan Guaidó alla guida del Venezuela. Il capo della Casa Bianca ha lanciato un appello a tutte le capitali occidentali a seguire il suo esempio e a disconoscere il governo di Nicolas Maduro. "Il popolo del Venezuela" ha affermato Trump, "ha con coraggio fatto sentire la propria voce contro Nicolas Maduro e il suo regime e ha chiesto libertà e rispetto per la legge". Ferma la risposta di Maduro che ha annunciato, dal palazzo del governo, la rottura con Washington e ha dato 72 ore di tempo al personale diplomatico americano per lasciare il Paese.
Le congratulazioni dell’Osa e di tanti Paesi
Dopo le parole di Trump, è arrivato anche il riconoscimento da parte del segretario generale dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa), Luis Almagro. "Le nostre congratulazioni a Juan Guaidó – ha detto - come presidente incaricato del Venezuela. Ha tutto il nostro riconoscimento per promuovere il ritorno del Paese alla democrazia". A seguire, numerosi Stati americani, tra cui quelli del Gruppo di Lima (Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Paraguay e Perù) hanno dichiarato il loro appoggio a Guaidó. Invece, il presidente boliviano Evo Morales su twitter ha scritto: "La nostra solidarietà con il popolo venezuelano e il fratello Nicolas Maduro, in queste ore decisive in cui gli artigli dell'imperialismo cercano di nuovo di ferire la democrazia e l'autodeterminazione dei popoli. Non saremo mai di nuovo un giardino degli Stati Uniti". Anche Russia e Turchia sostengono Maduro.
La Chiesa: no alla repressione
I vescovi del Venezuela, da parte loro, hanno lanciato un appello alle forze di sicurezza al "rispetto dei cittadini che manifestano", il cui diritto "è sancito nell’articolo 68 della Costituzione, evitando la repressione violenta, le detenzioni arbitrarie, i modi crudeli e l’uso di armi da fuoco e sostanze tossiche per controllare manifestazioni pacifiche”. I presuli fanno notare che l’Assemblea nazionale è “attualmente l’unico organo del potere pubblico legittimato a esercitare il proprio potere”.
In due giorni di scontri 14 morti
Ma le vittime anche in queste ore non sono mancate. La grande manifestazione dell'opposizione di ieri è stata preceduta da una notte di scontri a Caracas e in varie parti del Paese, in cui sono rimaste uccise 14 persone secondo quanto riferito da alcuni media sudamericani. Oltre 200 gli arresti.
Ultimo aggiornamento 24 gennaio ore 07.10
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