“Viaggi disperati” verso l’Europa. Onu chiede solidarietà e vie sicure di accesso
Roberta Gisotti – Città del Vaticano
Nel Mediterraneo si continua a morire: in media sei migranti al giorno perdono la vita senza raggiungere l’agognata terra europea. Lo documenta il rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (Unhcr), denunciando che i tagli operati dai Paesi europei alle operazioni di ricerca e soccorso dei naufraghi hanno confermato questa rotta come la più rischiosa al mondo per i migranti in cerca di un avvenire migliore.
Oltre duemila morti nel 2018
Si stima siano 2275 le persone morte o disperse lo scorso anno durante la traversata e 136 le vittime sulle rotte terrestri ai confini dell’Europa. Un numero davvero ancora molto alto, sebbene il totale di 139.300 rifugiati e migranti giunti in Europa - 116.647 via mare e 22. 653 via terra - sia il più basso registrato negli ultimi cinque anni. I profughi del Mediterraneo avevano toccato nel 2015 il picco di oltre un milione - 1.015.877 – mentre i morti erano stati 3.771.
Salvare vite umane è un imperativo
“Salvare vite umane non costituisce una scelta, non rappresenta una questione politica ma un imperativo primordiale”, ammonisce Filippo Grandi, l’Alto Commissario dell’Onu per i rifugiati, invitando ad adottare “un approccio a lungo termine basato sulla cooperazione regionale, che dia priorità alla vita e alla dignità di ogni essere umano”.
Le rotte più rischiose dalla Libia
In particolare l’agenzia delle Nazioni Unite punta il dito contro le rotte dalla Libia, dove nel 2018 una persona ogni 14 migranti arrivati in Europa ha perso la vita in mare, e contro i respingimenti in questo Paese africano, dove migliaia di migranti hanno affrontato condizioni terribili nei centri di detenzione.
Viaggi da incubo per i migranti
Nel rapporto si sottolinea la drammaticità dei viaggi affrontati da gran parte dei profughi, maltrattati, esposti a violenze, torture, stupri e aggressioni sessuali, minacciati e sequestrati a scopo d’estorsione.
Spagna e Grecia primi Paesi di approdo
E’ cambiata lo scorso anno la geografia dei Paesi di accoglienza e asilo dei migranti. L’Italia ha visto calare gli arrivi dell’80 per cento: 23.440 nel 2018 rispetto a 119.400 nel 2017; sono invece aumentati del 131 per cento gli arrivi in Spagna: 65.400 nel 2018 rispetto a 28.300 nel 2017; e sono cresciuti del 45 per cento anche gli arrivi in Grecia: 50.500 nel 2018 rispetto 35.400 nel 2017.
Migranti più numerosi da Marocco e Guinea
Riguardo gli Stati di provenienza, la maggioranza dei migranti arrivati in Spagna sono partiti: da Marocco (13.000), Guinea (13.000), Mali (10.300), Algeria (5.800), Costa D’Avorio (5.300); quelli arrivati in Grecia: da Afghanistan (9.000), Siria (7.900), Iraq (5.900), Repubblica democratica del Congo (1.800), Palestina (1.600); quelli arrivati in Italia: da Tunisia (5.200) Eritrea (3.300), Iraq (1.700), Sudan (1,600), Pakistan (1600).
Cause delle migrazioni restano irrisolte
L’Unhcr ritiene che tali flussi verso l’Europa continueranno immutati nel 2019 “considerato che le cause ultime che generano fughe e movimenti migratori – quali le violazioni di diritti umani, i conflitti o la povertà – restano irrisolte”. Per questo rivolge un appello agli Stati perché smettano di respingere le persone senza permettere loro di richiedere asilo o valutare se necessitino di protezione internazionale o di assistenza umanitaria e incrementino gli sforzi per proteggere i minori, accompagnati o soli, e fornire sostegno a chi ha subito abusi e violenza sessuale, e s’impegnino a trovare “vie sicure e legali come alternativa a questi viaggi pericolosi”.
Serve risposta condivisa e severità contro trafficanti
Da qui l’urgenza di dare, nello spirito di “una maggiore condivisione di responsabilità”, “una risposta regionale coordinata”, con aumentata “capacità di soccorso” e “punti di sbarco precisi e prevedibili”, maggiore “solidarietà e sostegno per quei Paesi nei quali arriva la maggior parte di rifugiati e migranti” e “misure più severe contro coloro che si macchiano di crimini ai danni di rifugiati e migranti”.
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