India-Pakistan: appello della Chiesa per colloqui di pace
Dopo l'attentato in Kashmir del 14 febbraio, in cui sono morti 42 militari indiani, i cacciabombardieri indiani hanno condotto un raid su un “campo di addestramento di militanti estremisti” in territorio pakistano. Si tratta del primo attacco di questo genere dal 1971, quando i due Paesi hanno combattuto una guerra in seguito alla secessione del Bangladesh dal Pakistan. Il ministero degli Esteri indiano ha annunciato che nell’attacco "sono stati uccisi 300 terroristi” del gruppo Jaish-e-Mohammed, gruppo jihadista sunnita nato in India ma con basi anche in Pakistan, che ha rivendicato l'attentato terroristico.
Il vescovo chiede il mantenimento della pace
Temendo un'escalation militare, il vescovo Samson afferma all’Agenzia Fides: "Entrambi i Paesi, l'India e il Pakistan, devono rispettarsi a vicenda e devono essere realisti, comprendere la realtà e collaborare per il bene: invece di minacciarsi a vicenda, i leader di entrambi i Paesi devono lavorare dando priorità al mantenimento della pace". E aggiunge: "Esortiamo i leader politici di entrambi gli Stati a lavorare per risolvere la crisi in corso tramite colloqui al tavolo di negoziato, invece di accusarsi a vicenda". La leadership dell'India infatti, accusa il Pakistan per il suo coinvolgimento nell'attacco terroristico del 14 febbraio. Il Primo Ministro del Pakistan, Imran Khan, nega il coinvolgimento delle autorità pakistane in questo incidente e ha offerto all'India tutto il suo sostegno per una inchiesta.
Scegliere la via del dialogo per risolvere i conflitti
Il frate cappuccino padre Qaisar Feroz, segretario esecutivo della Commissione per le comunicazioni sociali dei vescovi cattolici del Pakistan dichiara a Fides: "Penso che i leader politici di entrambi i Paesi debbano usare la buona volontà politica per risolvere la questione del Kashmir. La guerra non è mai la strada giusta da percorrere. La pace e la distensione politica porteranno certamente prosperità su entrambi i lati dei confini. Dobbiamo scegliere la via del dialogo e risolvere i conflitti in modo pacifico". (A.G. - Agenzia Fides)
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