Pena di morte: la Chiesa si aspetta che i governi l’aboliscano
Federico Piana - Città del Vaticano
La Chiesa universale è contro la pena di morte e si aspetta che i governi che ancora non l’hanno fatto decidano per la sua abolizione. E’ questo il pensiero forte di Marcella Reni, presidente di Prison Fellowship Italia, organizzazione internazionale nata nell’ambito del Rinnovamento nello Spirito Santo che da oltre trent’anni si occupa del mondo carcerario. All’apertura del summit mondiale a Bruxelles contro la pena di morte al quale stanno partecipando 2000 tra rappresentanti dei governi, ong, e Paesi sostenitori della pena capitale, Marcella Reni torna a definire “la pena di morte contraria al senso della vita. Uno Stato che si dichiara apertamente a favore dei diritti umani non può prevederla nel suo ordinamento giudiziario. E’ un profondo controsenso”.
Battersi per il diritto alla vita, anche dei colpevoli
Dal Summit, spera Marcella Reni, dovrebbe emergere una presa di coscienza, finora ignorata da molti governi: la vita di un condannato va difesa, sempre. Perché la pena, se vuol essere efficace, deve avere come obiettivo la rieducazione. E non ne guadagna solo il reo, ma anche la società. “Lottare per la vita del colpevole – aggiunge MarcellaReni – vuol dire in sostanza combattere contro tutti i tipi di violenze. Oggi più che mai è il momento del rifiuto di una cultura di morte. Il compito di uno Stato non è quello di uccidere i colpevoli di reati ma quello del loro riscatto”.
La discriminazione dell’applicazione della pena di morte: donne e minoranza due volte vittime
Al summit di Bruxelles si discuterà anche ‘dell’applicazione discriminatoria nella pena di morte per le donne e le minoranze’ , dramma che si somma alla tragedia. Marcella Reni conosce bene la problematica. “La pena di morte, soprattutto negli Stati Uniti, è stata utilizzata con questi fini discriminatori. Nei secoli, sulle migliaia di pene capitali eseguite, poche sono quelle applicate a bianchi che si sono macchiati di reati contro neri. Viceversa, sono innumerevoli sono le sentenze al contrario. Anche questo contribuisce a far capire che la pena di morte non può essere un deterrente, anzi”.
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