Cerca

Nayib Bukele vincitore delle elezioni presidenziali in El Salvador Nayib Bukele vincitore delle elezioni presidenziali in El Salvador 

Presidenziali in El Salvador: la vittoria di Nayib Bukele

Rispettando le previsioni dei sondaggi, l'ex sindaco della capitale, il 37enne Nayib Bukele, ha vinto al primo turno le elezioni presidenziali in Salvador. I risultati preliminari gli assegnano il 53,78% dei consensi, ottenendo 1,25 milioni di voti

Roberto Piermarini - Città del Vaticano

"Possiamo annunciare di aver vinto al primo turno", ha dichiarato Bukele, un outsider che ha sconfitto i candidati dei partiti tradizionali con una piattaforma anti corruzione. Se il dato preliminare annunciato dal Tribunale Elettorale Supremo verrà confermato, non sarà necessario il ballottaggio il prossimo 10 marzo. Abile comunicatore sui social media, figlio di un importante imprenditore, Bukele ai suoi sostenitori in festa ha detto che "Oggi abbiamo fatto la storia, abbiamo ricevuto più voti dell'Fmnl e di Arena messi insieme".

Bukele dovrà governare senza una maggioranza in parlamento

La sua vittoria, sottolineano gli osservatori, mette fine ad un bipartitismo che governava il Paese da 30 anni. "Il mio successo - sono state le sue prime parole - chiude in Salvador il dopoguerra". Il Tribunale supremo elettorale (Tse), ha reso noto che Bukele ha ottenuto 1,25 milioni di voti, ossia il 53,78%, ed ha quasi 22 punti di vantaggio su Carlos Calleja, candidato del partito di destra Arena. Molto più distante, con il 13,7% delle preferenze si è piazzato Hugo Martínez, candidato del partito Fronte Farabundo Martì per la liberazione nazionale (Fmln), attualmente al governo con il Presidente Salvador Sánchez Cerén, al potere dal 2009, dopo che Arena aveva governato per due decenni. Bukele, che sarà il Presidente più giovane della storia del Paese, dovrà governare senza una maggioranza in parlamento. Il suo partito Grande Alleanza per l'Unità Nazionale (Gana) controlla solo 11 degli 84 seggi del parlamento.

Un Paese afflitto da povertà, violenza ed emigrazione

Oltre 5 milioni di persone erano stati chiamati ieri alle urne nel piccolo Paese dell'America Centrale, afflitto da alti tassi di povertà e dalla violenza delle bande criminali - il tasso di omicidi, pari a 50,3 ogni 10mila abitanti, è uno dei più alti del mondo - dove un quarto della popolazione è emigrato negli Stati Uniti. Molti dei migranti diretti in carovane verso la frontiera americana, in una vicenda al centro della propaganda politica del Presidente americano Donald Trump, vengono proprio dal Salvador. E non a caso, fra i primi a congratularsi con Bukele è stato l'ambasciatore americano, Jean Manes. "Gli Stati Uniti - ha detto su twitter - sono impegnati a sostenere il Salvador nel suo sforzo per costruire un Paese più prospero e sicuro".

La voce dei vescovi alla vigilia del voto

A due settimane dalle elezioni presidenziali, la Conferenza episcopale dell’El Salvador (Cedes) era intervenuta nel dibattito con una nota firmata da tutti i vescovi del Paese nella quale si riconosce che la chiamata al voto coincide “con un momento delicato, dovuto soprattutto alla frustrazione che sperimenta gran parte del popolo, che si sente defraudato dai partiti politici, e per la corruzione di alcuni dei principali dirigenti. Una frustrazione che diventa insopportabile nelle zone dove impera la violenza omicida”.
La Cedes aveva richiamato il popolo salvadoregno alle sue responsabilità di promozione del bene comune, anche attraverso il voto, da esercitare “in piena coscienza”, in accordo “ai nostri valori, scegliendo che si impegni seriamente a dare soluzione ai gravi problemi, economici, sociali e politici dei nostri Paesi”.

Sul futuro di questa presidenza, considerando che il partito di Bukele non ha la maggioranza in parlamento, Paolo Parra Saiani, docente di Sociologia all’Università di Genova ed esperto di America Latina, al microfono di Elvira Ragosta commenta: “Alcuni anni, i primi soprattutto, saranno un po' travagliati perché l’attuale Congresso funzionerà con questa maggioranza fino alle prossime elezioni del 2021. Bisognerà vedere se Bukele riuscirà a mettere a frutto il suo capitale politico. Importante - continua il docente- sarà la sua capacità di mediazione e dovrà cercare a tutti i costi un accordo con Arena, attuale partito dominante al Congresso, per portare avanti le sue riforme, soprattutto in tema di corruzione e grandi opere”.

Ascolta l’intervista al prof. Parra Saiani

 

 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

04 febbraio 2019, 10:11