Protesta del latte, mons. Miglio: la politica non faccia promesse ma ascolti i pastori
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Per non essere schiacciati da un’economia non più sostenibile, i pastori sardi chiedono che, per il latte ovino e caprino, vengano stabiliti prezzi adeguati. Il versamento, in questi giorni, di litri di latte nelle strade è una disperata richiesta di aiuto al mondo della politica. Ma 'non piangono sul latte versato'. Chiedono che venga riconosciuto il giusto valore al loro lavoro.
Volatilità dei prezzi del latte
In pochi anni, il prezzo del latte ovino è passato da 1 euro e 20 al litro a meno di 60 centesimi, al di sotto dei costi di produzione. Questa drastica riduzione è stata provocata, soprattutto, da una sovrapproduzione. Quest’anno, l'industria casearia ha prodotto 340 mila quintali di “Pecorino romano”, 60 mila in più rispetto a quelli richiesti dal mercato.
Oltre 12 mila aziende rischiano di chiudere
I consumi interni calano ma anche le esportazioni sono in calo, a causa delle logiche dei mercati internazionali che fissano prezzi sempre più bassi e volatili soffocando le produzioni locali. In particolare per l’economia della Sardegna, che poggia fortemente sulla produzione di latte ovino e caprino, lo scenario è sempre più preoccupante. Si teme che la crisi possa portare alla chiusura di oltre 12 mila allevamenti della Sardegna, dove pascolano più di 2,6 milioni di pecore.
Vicinanza della Chiesa sarda
Al mondo dei pastori ha espresso vicinanza anche la Chiesa sarda: “si tratta di un problema – si legge in un comunicato dei presuli sardi - che negli anni ha assunto contorni sempre più insostenibili per un comparto fondamentale e strategico della nostra economia e ancor prima, per la dignità e la sopravvivenza dei pastori e delle loro famiglie”. “A tutti gli allevatori della nostra Isola – si legge ancora nel documento - desideriamo far giungere il nostro affetto e la nostra convinta adesione alle ragioni che hanno determinato una protesta così estrema”.
Mons. Miglio: i pastori sono l’anello più debole
Intervistato da Stefano Leszczynski di Radio Vaticana Italia, il presidente della Conferenza episcopale sarda, mons. Arrigo Miglio, sottolinea che “i pastori sono in questo momento l’anello più debole della filiera del latte”. “Noi, come vescovi – sottolinea il presule - abbiamo voluto esprimere la vicinanza, ma abbiamo anche voluto dire che ci sono delle forme di violenza, delle infiltrazioni di violenza, che non sono accettabili”. “Abbiamo anche elogiato quei pastori - aggiunge mons. Miglio - che invece di sprecare” il latte, “lo hanno donato gratuitamente a chi ha bisogno”. (Ascolta l’intervista a mons. Miglio)
Serve più attenzione da parte della politica
Il mondo della pastorizia “ha bisogno di più attenzione da parte della politica e da parte del mondo industriale”. I pastori, spiega mons. Miglio, non hanno bisogno di promesse ma devono essere ascoltati dalla politica. “In questo momento - conclude il presule - non hanno altri modi di farsi sentire se non con queste forme di protesta, che ci auguriamo restino sempre nella protesta civile”.
Il latte è “grazia di Dio”
Luca Saba, direttore di Coldiretti Sardegna, sottolinea a Radio Vaticana Italia che per il pastore il latte è “Grascia 'e Deu”, “Grazia di Dio”. “L’ultima cosa che farebbe, è proprio quella di buttare il latte”. “Non è nella nostra cultura, non è nella nostra storia. Nessun pastore lo vorrebbe fare; ma tutti si sono visti costretti a farlo per dare un segnale al mondo: le loro battaglie non possono morire così, soccombendo, giorno dopo giorno, nell’indifferenza di chi è lontano da queste situazioni”. (Ascolta l’intervista a Luca Saba)
Non aiuti, ma un mercato equo
Il pastore, aggiunge Luca Saba, “non è solo un produttore di latte ma è anche un custode del territorio”, che ha scelto di continuare a vivere in Sardegna. Sarebbe stato facile, per i pastori, chiedere “aiuti alla Regione e allo Stato”. Invece, conclude il direttore di Coldiretti Sardegna, “la protesta oggi ha un unico obiettivo: i pastori vogliono il denaro dal mercato”, non dallo Stato.
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