Venezuela, mons. Perez Morales: bloccare gli aiuti è un reato di lesa umanità
Michele Raviart – Città del Vaticano
In Venezuela la situazione “è molto dolorosa. È molto triste vedere quello che sta succedendo, questo comportamento oppressivo da parte del governo che non lascia entrare le medicine e gli alimenti, fondamentali in questo momento di tanta pena e privazione all’interno del Paese”. Ad affermarlo è mons. Ovidio Perez Morales, arcivescovo emerito di Los Teques, che in un’intervista a Stefano Leszczynski di Radio Vaticana Italia, condanna la decisione dei giorni scorsi di bloccare gli aiuti umanitari provenienti da Colombia e Brasile, definiti dal presidente Nicolas Maduro un atto di “aggressione internazionale”.
La solidarietà degli altri vescovi
In questo, spiega ancora il presule, “abbiamo ricevuto la solidarietà del Celam ma anche delle diverse conferenze episcopali. Sono manifestazioni di solidarietà, di vera fraternità. È molto importante sentire che non siamo soli e non siamo abbandonati, ma siamo accompagnati da molti fratelli del continente e dell’Europa”.
Gli Usa chiedono una risoluzione “umanitaria”
Una situazione che ha portato gli Stati Uniti, che insieme ad un’altra cinquantina di Paesi sostengono Juan Guaidò come Presidente a interim, a chiedere al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una risoluzione umanitaria sul Venezuela. Un provvedimento osteggiato da Russia e Cina che ne vedono l’anticamera di un intervento armato.
Uniti contro il progetto del governo
“In questo momento l’episcopato è fortemente unito in una posizione di denuncia di quello che sta succedendo per colpa del governo”, ribadisce mons. Perez. “Noi vescovi, lo sottolineiamo, abbiamo regolarmente identificato la fonte, la causa, la radice di tutti questi problemi e di tutti questi mali nella natura del progetto che il governo cerca di imporre al nostro popolo. Un progetto non solo dittatoriale ma anche totalitario: controllare tutto, avere la popolazione sottomessa a parti del governo, a un’ideologia. Ma non c’è soltanto la questione ideologica, c’è anche il narcotraffico, la corruzione…”
L’esercito deve essere al servizio della Costituzione
Fondamentale per mantenere la stabilità nel Paese è poi il ruolo dell’esercito e delle forze armate che stanno impedendo ai cittadini venezuelani di lasciare il Paese e reprimono nel sangue le manifestazioni di protesta antigovernative. “Specialmente nell’ultima dichiarazione dei vescovi, ma in altre occasioni”, spiega l’arcivescovo emerito di Los Teques, “l’episcopato ha chiesto fortemente alle forze armate che devono obbedire alla Costituzione e non possono convertirsi a una specie di guardia di partito o a una guardia personale del Presidente. Devono essere al servizio della Repubblica e di tutta la popolazione, non trasformarsi in repressori, com’è l’immagine che attualmente stanno offrendo a tutto il Paese e anche all’estero. Chiudere le porte agli aiuti che vengono dall’estero, questo è un crimine di lesa umanità, come anche la situazione degli indigeni che sono uccisi dalle forze dell’ordine, o meglio del disordine”.
Lo sfruttamento dei popoli indigeni
Le popolazioni indigene non sono infatti solo le vittime degli scontri che si svolgono al confine, ma subiscono anche lo sfruttamento delle aree in cui abitano. Ad esempio, afferma mons. Perez Morales, “al sud del fiume Orinoco, nel territorio della Guyana venezuelana, c’è una vera devastazione ecologica”. “È una barbarie”, ribadisce, “lasciare in mano alle mafie l’industria mineraria. Stanno distruggendo i boschi con i traffici di oro e di coltan, ricchezze grandi che non danno beneficio alla popolazione e che sono sfruttate. C’è una distruzione ecologica terribile”.
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