Venezuela: per avviare una mediazione serve l’accordo delle parti in conflitto
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Continua lo stato di tensione in Venezuela. Il presidente ad interim Guaidò non ha escluso la possibilità di una sua richiesta di intervento armato per risolvere la crisi istituzionale e sollevare il capo dello Stato Maduro. Dunque cresce il rischio non solo di una guerra civile interna, ma anche di un conflitto scaturito dall’iniziativa di un esercito estero. Intanto il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ribadisce che “l'atteggiamento della Santa Sede è quello di una neutralità positiva, non di chi si mette alla finestra a guardare indifferente”. “Sono le parti che a questo punto devono muoversi. Il nostro impegno, come ha detto il Papa, è sempre quello – ha aggiunto il porporato – di cercare soluzioni pacifiche e istituzionali della crisi”.
La comunità internazionale divisa sul Venezuela
Intanto la comunità internazionale si divide tra chi appoggia il presidente ad interim Guaidò, come gli Stati Uniti e alcuni Paesi europei, chi sostiene Maduro, come la Russia, e chi auspica il dialogo. Secondo Luciano Bozzo, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Firenze, un intervento armato nel Paese sudamericano sarebbe ammissibile solo sotto l’egida dell’Onu e a tutela dei diritti umani della popolazione, proprio perché i venezuelani stanno subendo sempre di più l’aggravarsi della situazione umanitaria giunta a livelli drammatici. Mosca, intanto, ha in programma di
sottoporre al Consiglio di sicurezza delle NAzioni Unite una propria bozza di risoluzione sulla crisi, in risposta a quella proposta da Washington, che prevede nuove elezioni.
Il pericolo di interventi esterni
Secondo Bozzo un intervento esterno in Venezuela, soprattutto se di grandi potenze, potrebbe ingenerare il dubbio di forti interessi stranieri sul controllo di un Paese che, nonostante la crisi, possiede immensi giacimenti di petrolio. La posizione giusta, dunque, ricorda il docente, è quella della Santa Sede: far sì che le parti in conflitto siano d’accordo su una mediazione che possa risolvere innanzitutto i gravi problemi della gente.
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