Venezuela. Presidente dei vescovi: situazione politica e sociale insostenibile
Mentre anche l’Olanda insieme a Spagna, Regno Unito, Germania, Francia, Austria, Svezia, Lettonia, Lituania e Danimarca, riconosce Guaidó come "Presidente in carica" del Paese, il presidente della Conferenza episcopale venezuelana, mons. José Luis Azuaje, arcivescovo di Maracaibo, si rivolge alla delegata Onu per i Diritti umani e all’Alto commissario Onu per i Diritti umani, considerando opportuno un suo intervento sulla situazione venezuelana “ormai insostenibile”. L’appello dei vescovi, dice il presidente Cev, in un’intervista al sito dell’arcidiocesi di Santiago del Cile, è di “riconoscere che c’è un popolo che è diventato soggetto. E’ il popolo il soggetto dei cambiamenti e trasformazioni che ci attendono. Quindi, il nostro compito è di coscientizzare attraverso la Dottrina sociale della Chiesa”.
Le organizzazioni internazionali agiscano sempre con l’assenso dei venezuelani
Sull’ipotesi di intervento dell’Onu, e in particolare dell’alto commissario Bachelet, mons. Azuaje precisa: “Tutto quello che si può fare per cercare la concordia e per liberarci da questi lacci che abbiamo e che stanno generando violenza è benvenuto. Le organizzazioni internazionali esistono per questo. Però, sempre con l’assenso del popolo venezuelano”, evitando il rischio che “le pressioni finiscano con il generare una violenza istituzionale ancora maggiore”. Oggi nella sede della Conferenza episcopale venezuelana si terrà una conferenza stampa, nella quale i vescovi prenderanno posizione sulla situazione del Paese. Intanto sembra questione di ore la scelta di “forzare” il blocco agli aiuti internazionali, attraverso le frontiere di Colombia e Brasile, con il benestare del Presidente autoproclamato Juan Guaidó.
Centro Gumilla dei gesuiti: nella mobilitazione di sabato legittimata la transizione pacifica
“Una cosa sorprendente, si è detto che la mobilitazione del 23 gennaio era stata la più grande nella storia del Paese, ma quella di sabato ha avuto una partecipazione di gran lunga maggiore, sia per il numero di partecipanti che per le città coinvolte”. Lo dice all’agenzia Sir padre Alfredo Infante, gesuita e direttore della rivista “Sic” del Centro Gumilla, che fin dal 1968 rappresenta la realtà di studio e azione sociale della Compagnia di Gesù in Venezuela. “E tutto questo prosegue – nonostante il clima di terrore propagato il 23 gennaio dalle forze di Polizia speciale, con la loro repressione. Al contrario, la manifestazione pro Maduro è stata una sola, nell’Avenida Bolívar di Caracas, con gente fatta arrivare in autobus da tutto il Paese”. Tutto questo significa, secondo il direttore della rivista, che “la gente ha preso coraggio e che la società – a me non piace chiamare opposizione questo movimento – con la sua mobilitazione sta pienamente legittimando, con la sua forza, la via d’uscita pacifica ed elettorale, aggiungendo questa forza alla legittimità che deriva dalla Costituzione”.
I poliziotti fraternizzano con i manifestanti
Il secondo elemento che ha sorpreso padre Infante è la “totale mancanza di repressione nella manifestazione di sabato scorso”. Nel web sono apparsi video di poliziotti che fraternizzano con i manifestanti, e questo significa che “sta cambiando l’atteggiamento della Polizia e della Guardia Nazionale”. Cosa succederà, dunque? “Percepisco tre sentimenti, che pure sono contrastanti: speranza, incertezza e terrore. La gente percepisce per la prima volta la concreta possibilità di cambiamento, però sappiamo anche che la resistenza di questo Governo non ha limiti. Ma, ne sono convinto, una soluzione c’è se continua questa pressione pacifica”.
Chiesa colombiana: ogni giorno passano il confine 50-60mila venezuelani
“È un momento difficile e delicato, soprattutto per il popolo venezuelano che sta vivendo una sofferenza sempre più grande. Mancano alimenti, medicinali, apparecchiature mediche negli ospedali”. Lo spiega al’Agenzial Sir il vescovo di Cúcuta, mons. Víctor Manuel Ochoa Cadavid. La città colombiana, capoluogo del dipartimento del Norte de Santander, si trova alla frontiera con lo Stato venezuelano del Táchira. Il momento drammatico che vive il Venezuela si riversa inevitabilmente, sotto vari punti di vista, nella città frontaliera colombiana. Qui, ormai da anni, la Chiesa è mobilitata nel prestare soccorso ai venezuelani. “Il momento è grave, l’ingresso quotidiano di venezuelani è salito negli ultimi giorni, siamo a 50-60mila persone al giorno. Attraverso le nostre strutture diocesane riusciamo a garantire circa 10mila pasti caldi al giorno, così come la colazione”. Rispetto all’annuncio degli Usa di voler allestire un grande centro di distribuzione, mons. Ochoa fa presente che la presenza statunitense a Cúcuta è una realtà già da tempo: “Sono loro a finanziare il Programma mondiale degli alimenti, ora però si parla dell’arrivo di una quantità elevatissima di prodotti alimentari, medicinali, generi di prima necessità”.
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