8 marzo: le donne del Venezuela nel cuore di Caritas Internationalis
Benedetta Capelli - Città del Vaticano
Il mondo oggi celebra la Giornata Internazionale delle donne, istituita formalmente dall’Assemblea Generale dell’Onu nel 1977, per ricordare la condizione femminile e le lotte che ancora oggi molte donne portano avanti per arrivare al riconoscimento dei loro diritti, ad una parità di salario e di istruzione.
Papa Francesco e la donna
Nel corso del suo Pontificato, Papa Francesco ha sottolineato più volte l’importanza della donna, definendola “armonia, poesia e bellezza”, “dono di Dio”, capace di “costruire una società più umana e accogliente”. Oggi le donne costituiscono il 71 per cento dei 40 milioni di persone che soffrono delle moderne schiavitù come la tratta, la violenza in famiglia, il lavoro in nero. Solo in Italia, l’Istat ha sottolineato che le donne italiane fanno sempre meno figli, nel 2018 si contano solo 449mila nascite, 9mila in meno rispetto al 2017; l’occupazione femminile è pari al 49,7% contro il 68% degli uomini; resta, anche se è in diminuzione, la differenza di salario tra uomini e donne.
Caritas Internationalis al fianco delle donne
Accanto alla loro estrema vulnerabilità c’è una grande forza che emerge proprio nelle condizioni più difficili: a sottolinearlo è Martina Liebsch, Policy and Advocacy Director di Caritas Internationalis. A Vatican News racconta l’attività della rete a favore delle donne:
R. - C’è tutto un processo di “empowerment” - come si dice in inglese - che in fondo vuol dire appoggiare le donne a organizzarsi, a connettersi con chi ha qualcosa da dire sulla loro vita - le strutture politiche ad esempio - e di farle incontrare in modo che congiuntamente possano sviluppare più forza.
Come sta procedendo il vostro lavoro per le donne?
R. - Abbiamo tanti progetti a livello mondiale riguardo le donne. Le faccio due esempi: il lavoro in India con le donne della casta dei dalit, una delle caste più marginalizzate, la più bassa in India. Tramite incontri e formazione si cerca di far sì che queste donne possano difendersi anche dalle ingiustizie. Un altro esempio sono le donne pescatrici. In alcune parti del mondo, come ad esempio il Centroamerica, sono le donne che vanno a pescare e vivono di questo. Sono coloro che sono meno viste e pagate meno degli uomini. Adesso, grazie anche ad progetto del governo del Costa Rica che sta implementando certe linee guida per appoggiare i pescatori di piccola scala fra le quali le donne, si stanno organizzando. Ultimo esempio che ha toccato molto il mio cuore, riguarda le Isole Comore, in Africa, dove stiamo portando avanti dei progetti sul diritto all’alimentazione che si fa attraverso la formazione e l’incontro. Una di queste donne che aveva preso parte a questi incontri ha detto: “É la prima volta che viene qualcuno a parlarci dei nostri diritti”.
Qual è la fotografia della condizione della donna secondo Caritas Internationalis?
R. - Non è una domanda molto facile, ma secondo me bisogna pensare o considerare due cose: da una parte sappiamo che in molte parti del mondo sono “vulnerabili”, perché non ci sono le strutture ad appoggiarle; dall’altra parte però dobbiamo fare attenzione a non vittimizzarle dicendo: “Sono vulnerabili”. Le donne, una volta appoggiate, sviluppano una forza incredibile per far fronte alle questioni difficili; poi, secondo me, dobbiamo anche coinvolgere gli uomini a parlare della situazione della donna. L’ostacolo più grande per le donne, per fare carriera verso una posizione di leadership, è la cura dei bambini e della famiglia. Quindi siamo ancora al modello classico di divisione dei ruoli, questo cambia con un’altra idea, interrogandosi su cosa vuol dire essere padre e condividendo le responsabilità di cura per esempio. C’è ancora molta strada da fare.
Una particolare realtà che Caritas vuole mettere in rilievo anche per questa giornata dell’8 marzo …
R. - La situazione delle donne in Venezuela che in questo momento sono quelle che lottano veramente per la famiglia, per il cibo, per curare i loro familiari, perché nel Paese non ci sono né cibo né medicine. Molte vanno fuori; come ben sappiamo più di un milione di venezuelani sono fuori dal Paese e fra questi ci sono anche tante donne in condizioni difficili. Ne ho incontrate alcune perché ho fatto una visita alla frontiera in Brasile e devo dire che sono ancora – ritorno a questa idea della forza – donne con una forza particolare che fanno fronte a situazioni difficili. Ricordiamoci di più di questa forza che della loro vulnerabilità o debolezza. Cerchiamo di portare alla luce questa forza.
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