Grazie ai Giusti del mondo intero che hanno difeso la dignità umana
Roberta Gisotti – Città del Vaticano
“Chi salva una vita salva il mondo intero” insegna la Bibbia. Da qui il titolo di ‘Giusto tra le nazioni’ che lo Stato d’Israele riconosce a quanti si sono distinti in difesa del popolo ebraico perseguitato dal regime nazista durante la seconda guerra mondiale. Un’idea perseguita con ardore da Moshe Bejski, sopravvissuto all’olocausto in Polonia, divenuto magistrato in Israele, a capo della Commissione dei giusti per 25 anni, dal 1970 al 1995.
Giusti che hanno detto no a crimini contro l'umanità, genocidi, totalitarismi
Questo riconoscimento è stato esteso nel mondo a tutte le persone che si sono opposte con responsabilità individuale ai crimini commessi contro l’umanità, che hanno salvato vite umane in tutti i genocidi e difeso la dignità umana durante i totalitarismi. Alla loro memoria è dedicata la Giornata europea dei Giusti, arrivata alla settima edizione, proclamata nel 2012 dal Parlamento di Strasburgo, divenuta festività civile in Italia nel 2017, allo scopo di diffondere i valori della responsabilità, della tolleranza, della solidarietà. L’iniziativa è stata lanciata dall’associazione La foresta dei giusti-Gariwo, sorta a Milano nel 2001, fondata e presieduta da Gabriele Nissim, giornalista, scrittore e storico ebreo, impegnato a documentare e studiare totalitarismi e genocidi del XX secolo e a ricercare storie di uomini e donne giusti, di esempio e monito nei tempi presenti.
R. – Questa idea è magnifica, perché non si era mai parlato per un genocidio di chi aveva fatto il bene; questa era stata la grande intuizione di Moshe Bejski. Però ho pensato che quest’idea dovesse diventare universale, cioè che si dovesse parlare dei Giusti dell’umanità, perché noi vediamo che durante i genocidi, i totalitarismi ci sono sempre delle persone che dicono di no.
Che significato può rivestire questa ricorrenza nel clima attuale di un’Europa in cerca di una nuova identità, che alcuni paventano possa portare in auge nazionalismi esasperati e sentimenti di sopraffazione?
R. - Credo che oggi viviamo in un momento molto critico, perché ci eravamo abituati a vedere la creazione di questa Europa: la fine dei totalitarismi, abbiamo visto la fine della guerra, la fine delle dittature, l’abolizione delle frontiere, abbiamo visto la fine del comunismo, la fine del Muro di Berlino. Quindi avevamo tutti pensato che questo percorso andasse avanti. Invece improvvisamente, quasi senza accorgersene, abbiamo visto come sono nati questi movimenti di nazionalisti, populisti e soprattutto, dietro tutto questo, è nata questa cultura del nemico, dove seminando paure ad un certo punto si è cominciato a pensare che il migrante sia un nemico, che un’altra religione sia nemica, che sia nemico magari il nostro vicino, un Paese, la Francia è diventata improvvisamente nemica, la Germania, l’Europa. A poco a poco si è creata una situazione dove questi valori di condivisione sono stati rimessi in discussione.
Il paradosso è che tutto questo sia stato fatto molto allegramente, perché quasi quasi non ci si rende conto di cosa significhi introdurre nel linguaggio politico parole di odio, perché all’inizio sono parole che girano sui social, sul web, che girano attraverso i tweet, che sentiamo in televisione. Adesso sono solo parole. Però queste parole, come è accaduto già negli anni Trenta del secolo scorso, possono trasformarsi in qualcosa di molto più grave. Per cui oggi abbiamo voluto dedicare questa settima Giornata Europea dei Giusti proprio ai Giusti per l’Europa, per riaffermare il valore invece di un continente unito, di un continente di pace che mette insieme tutte le culture, tutte le religioni, che sia un luogo di accoglienza.
Quindi oggi è importante richiamare i Giusti per l’Europa, perché in fondo chi ha salvato delle vite durante la shoah, chi ha lottato nei Paesi dell’Est contro il comunismo, chi ha cercato di bloccare il genocidio armeno, tutte queste persone avevano l’idea di un’Europa diversa e ci avevano creduto. Noi dobbiamo essere grati a loro. Ma, che cos’è la gratitudine? La gratitudine non è soltanto ricordare chi ha fatto il bene nel passato, ma significa assumersi una responsabilità nel tempo di oggi, significa metterci la faccia e quando noi parliamo di Giusti, non parliamo di santi, di eroi, ma della possibilità per tutti gli esseri umani di assumersi una responsabilità nello spazio che gli compete. Vediamo tanti episodi della storia dove ci sono sempre certi fatti che accadono proprio perché esiste una persona che fa qualcosa di diverso. Sono sempre piccoli gesti che determinano poi la possibilità dei cambiamenti. Questo, secondo me, è il grande insegnamento dei Giusti.
Tra le centinaia di eventi organizzati in Italia in tutta Europa per La Giornata dei Giusti dell’umanità è il Concerto ospitato questa sera alle ore 20.45 nel Duomo di Milano, alla presenza dell’arcivescovo Mario Delpini e del sindaco Giuseppe Sala.
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