Greenaccord: mai più testimoni impotenti della deforestazione
Marina Tomarro - Città del Vaticano
“Come giornalisti ambientali siamo impotenti testimoni della vergognosa distruzione delle foreste del Pianeta attraverso gli incendi, la deforestazione, lo sfruttamento eccessivo delle risorse, l'inquinamento delle falde acquifere, la logica predatoria del profitto monetario ad ogni costo. Riteniamo per questo che sia necessario un lavoro urgente da parte dei media di tutto il mondo per sensibilizzare l'opinione pubblica su questi temi”. Con questo appello per le foreste sottoscritto da 100 giornalisti esperti di ambiente, provenienti da tutti i continenti, a San Miniato si è concluso il 15esimo Forum Internazionale dell'informazione ambientale, promosso dall’associazione culturale di giornalismo ambientale Greenaccord Onlus, sul tema “Respiro della Terra: le foreste”.
I media al servizio della salvaguardia del Creato
“Esiste un divario tra politica, ricerca scientifica e azione concreta che deve essere colmato attraverso un approccio olistico e coordinato tra i responsabili politici, i ricercatori, i giornalisti e le persone che hanno a cuore la salvaguardia del Pianeta la natura” hanno spiegato i giornalisti nel testo, dove vengono ricordati alcuni dati importanti: le foreste del mondo rappresentano un tesoro inestimabile di biodiversità in quanto ospitano l’80% delle specie terrestri. I prodotti forestali hanno un valore economico immenso, oltre 400 miliardi di dollari che generano 60 milioni di posti di lavoro nelle comunità rurali. Il 25% delle medicine moderne derivano da piante forestali e oltre 1,6 miliardi di persone dipendono dalle foreste per il sostentamento. Dati che in pochi conoscono e proprio per questo il ruolo dei media è fondamentale per aumentare la consapevolezza dei cittadini su queste tematiche.
“La foresta è davvero il respiro della terra – ha spiegato il presidente di Greenaccord Alfonso Cauteruccio – il fatto di aver potuto parlare in maniera approfondita delle grandi foreste del mondo e del loro ruolo fondamentale per la vita del pianeta, ha permesso ai giornalisti presenti al nostro Forum di poter approfondire il problema e creare insieme un lavoro di rete che vada oltre queste giornate a San Miniato”
La Foresta Amazzonica polmone della terra
Una particolare attenzione è stata data alla situazione della foresta amazzonica, polmone verde del mondo, dove la deforestazione rischia di raggiungere il 40% dell'area totale. Una tragedia globale che porterebbe con sé danni irreparabili per l'intera umanità. “L'Amazzonia - ha ricordato Mauricio Lopez, segretario esecutivo Repam, Red Eclesial por l'Amazonia - è una regione in cui vivono 33 milioni di persone ed è davvero il polmone dell'umanità. Basti pensare che il 20% dell'acqua consumata sul Pianeta viene dal territorio amazzonico, questo significa che tutto il mondo ha il dovere di interessarsi a questa regione". Non solo le risorse idriche ma anche la quantità di ossigeno, il patrimonio genetico e la capacità di catturare il carbonio rende questa foresta fondamentale per la vita di tutti. Per questo – ha continuato Lopez - occorre bloccare il modello di espansione del sistema agricolo, dell'allevamento e dell'estrazione perché se il livello di deforestazione arriva al 40% il futuro del pianeta sarà a rischio”.
Papa Francesco e l’Amazzonia
Grande anche l’attenzione della Chiesa e del Papa verso questa problematica. Infatti proprio il territorio amazzonico sarà protagonista del prossimo Sinodo dei Vescovi dal 6 al 27 ottobre. “Il forte interesse di Papa Francesco verso la foresta amazzonica – ha sottolineato il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi intervenuto al Forum – risale a molti anni fa, probabilmente al 2007, quando fu responsabile della redazione del documento finale della Quinta Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi che si tenne ad Aparecida in Brasile, nel quale il tema centrale fu proprio l’Amazzonia”.
Non possiamo più ignorare
Un appuntamento, quello del sinodo per l'Amazzonia particolarmente urgente per intervenire contro la profonda crisi causata da una prolungata ingerenza umana, in cui predomina una 'cultura dello scarto e una mentalità estrattivista. “La crescita smisurata delle attività agricole, estrattive e di disboscamento dell’Amazzonia – ha continuato il porporato - non solo ha danneggiato la ricchezza ecologica della regione, della sua foresta e delle sue acque, ma ha anche impoverito la realtà sociale e culturale. Ha obbligato a uno sviluppo umano non 'integrale' né 'inclusivo' del bacino amazzonico. Non possiamo più ignorare, ormai, che se abbatti una foresta, non solo puoi determinare conseguenze dannose per l’intero pianeta, ma puoi mettere a rischio l’esistenza di un popolo o, almeno, stravolgere fortemente le sue condizioni di esistenza su questa terra. Ripeto: non è solo l’ambiente naturale che viene ad essere distrutto. Viene sconvolta la vita di persone concrete e la cultura di cui sono portatori i popoli”.
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