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Il Papa ci aiuta a riscoprire la Santa Messa

Un libro raccoglie le catechesi di Francesco dedicate al significato teologico della celebrazione eucaristica. Don Epicoco, teologo: “Avvicina il Mistero alla quotidianità”

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

Tra l'8 novembre 2017 e il 4 aprile 2018, durante le udienze del mercoledì, Papa Francesco ha tenuto un ciclo di catechesi dedicate alla Santa Messa, in particolare alle diverse parti della liturgia eucaristica, che comincia con il segno della croce – da insegnare bene ai bambini fin da piccoli – e si conclude confluendo nella vita di tutti i giorni. Il libro “Eucaristia – Cuore della Chiesa”, appena pubblicato dalle edizioni Paoline, raccoglie le quindici catechesi, realizzando un piccolo compendio sul significato teologico della celebrazione eucaristica, fondamentale per vivere pienamente i vari momenti liturgici. A introdurre le catechesi è il commento di don Luigi Maria Epicoco, teologo e scrittore, docente di Filosofia alla Pontificia Università Lateranense.

La malattia dell’abitudine

“È un libro prezioso”, ha spiegato don Epicoco a Radio Vaticana Italia. “Il Papa si sofferma sulle varie parti della Messa e aiuta a consapevolizzare un rito che troppo spesso è diventato abitudine anche per noi cristiani”. “Tutte le cose che si ammalano di abitudine non le si vede più e non si riesce a cogliere più il legame che hanno con la nostra vita”. “Il Papa fa questo: rallenta il passo su ciascuna delle parti della Messa e cerca di condurre ognuno di noi a riscoprire piano ciò che magari ormai facciamo, per così dire, ‘di default’ “. 

Avvicina il Mistero al quotidiano

A colpire don Epicoco è il fatto il Papa faccia tutto ciò con un linguaggio ‘normale’ ma che non è mai banale. “La sua capacità è quella di rendere accessibile ciò che spesso sembra riservato solo agli addetti ai lavori. La teologia, che a volte può sembrare molto complicata, se non viene compresa dalla gente è una teologia inutile”. “Francesco – spiega don Epicoco - è capace di rendere normale ciò che molto spesso sembra inarrivabile. Ci avvicina a un Mistero così grande come l’Eucaristia avvicinandolo a sua volta alla quotidianità, alle cose di ogni giorno. E così fa in modo che il Sacramento dell’Eucaristia possa permeare tutta la vita di un cristiano e non semplicemente una parentesi domenicale”.

Più silenzio durante l’Eucaristia

“Nel libro – ricorda don Epicoco - il Papa scrive che l’Eucaristia deve trasformare la nostra vita in una ‘Pasqua fiorita’. E dice bene perché la Messa è una grande trasformazione della vita del credente”. “Ma la cosa particolare è che il Papa si sofferma su alcuni dettagli che abbiamo dimenticato. Ad esempio, il silenzio durante l’Eucaristia. Eppure il silenzio è la pausa, è mettere l’interpunzione, la punteggiatura in un testo”. “A volte – spiega il teologo - noi manchiamo proprio di silenzio nella Liturgia perché l’abbiamo trasformata semplicemente in un’altra cosa da fare nelle nostre giornate. La Liturgia, invece, non è un’altra cosa da fare e ciò che ci ricorda ‘chi siamo’. Fa parte del verbo ‘essere’, non del verbo ‘fare’. E il silenzio è proprio quella grande dimensione in cui recuperiamo il verbo essere”.

Il tempo per pregare

Spesso fatichiamo a trovare tempo per andare a Messa. “Eppure – riflette don Epicoco - in un tempo come il nostro dove tutto è sempre piegato all’utile, noi dimentichiamo che l’amore è sempre una perdita di tempo. In questa prospettiva utilitaristica, la Liturgia è una perdita di tempo, la preghiera è una perdita di tempo. L’amore è una perdita di tempo: cioè è strappato al semplice utile, perché fa parte di una dimensione molto più profonda che si chiama gratuità”.

Non è un ricordo

Fondamentale è poi capire che la Liturgia non è un ricordo. “La tentazione che spesso abbiamo – aggiunge don Epicoco - è quella di pensare che la Liturgia sia ‘un fare finta’. Far finta che lì c’è qualcuno, esercitare su noi stessi una sorte di pressione psicologica”. “Senza accorgersi che, misteriosamente, nella Liturgia noi diventiamo contemporanei di quello che celebriamo. E questo è il motivo per cui nella Messa si usa sempre il verbo al presente. Anche quando è Pasqua, quando è Natale: non si dice ‘duemila anni fa è risorto, duemila anni fa è nato’, ma ‘oggi è nato, è risorto’. Questo presente significa che in una dimensione misteriosa, ma reale, noi andiamo a far parte di quel grande presente in cui Cristo ha salvato il mondo”.

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12 marzo 2019, 15:13