Il Pam in Siria: aiutiamo i profughi e chi cerca di tornare a casa
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Jonathan Dumont, responsabile della comunicazione televisiva del Programma Alimentare Mondiale è in questi giorni in missione in Siria e in un video racconta le storie di tre donne, tre madri di famiglia: Amal, che torna nella sua casa distrutta a Homs; Om, che lavora i campi e vive con i sette figli in una tenda a Daraa, a 400 km dalla sua città; e Amina, che sfama con gli aiuti del Pam i suoi piccoli in una baracca ad Al-Kiswah. Nel video riporta anche la testimonianza di un’operatrice del Pam Marwa Awad che sottolinea come “in Siria, dopo 8 anni di guerra, le necessità sono incredibilmente alte. Stiamo dando assistenza alimentare a oltre 3 milioni di persone, e stiamo anche facendo progetti di sostentamento per creare l'ambiente favorevole per far rientrare questa gente nelle proprie case".
I bambini di 8-9 anni hanno conosciuto solo la guerra
A Vatican News Jonathan spiega che ora “la paura è quella di perdere una generazione, perché anche se sembra che la guerra stia finendo, c’è ancora tantissimo da fare per aiutare la popolazione siriana”. Ieri Dumont era con una troupe a Homs, “è una città completamente distrutta – ci dice – anche se c’è gente che sta cominciando a tornare, dall’estero o da altre zone della Siria, ma trova solo macerie. Hanno bisogno di aiuto per ricostruire”. I bambini che oggi hanno 8-9 anni, ricorda l’operatore del Pam, “hanno conosciuto solo la guerra e ci sono due milioni di bambini che non vanno a scuola, e questo fa male al Paese.
Progetti agricoli perchè i siriani possano sfamarsi
Un terzo delle persone in Siria ha fame e l’83 per cento è povera. C’è bisogno che la comunità internazionale li aiuti, ed è importantissimo che gli aiuti non si interrompano, perché c’è il rischio di un nuovo conflitto, dato la povertà aiuta la guerra. La popolazione deve avere cibo, educazione e un posto per vivere”. Dumont sottolinea che è un momento difficile per il PAM e per le altre agenzie umanitarie perché “ci sono tanti gravi conflitti che causano crisi umanitarie e si contendono i fondi dell’assistenza internazionale: il Sud Sudan, lo Yemen e la Siria, e i fondi sono limitati”. “Noi - spiega Jonathan - abbiamo progetti di agricoltura per aiutare la gente a rientrare nelle case e per poter vivere in modo autonomo. Innanzitutto devono riparare le strade e le infrastrutture. Ho visitato dei campi a Homs dove abbiamo dati i semi per i giardini e per gli orti, così hanno cibo per rimanere e cominciare a ricostruire”.
Il ricordo dei 7 operatori del Pam scomparsi ad Addis Abeba
Gli chiediamo un ricordo dei colleghi Virginia Chimenti, Pilar Buzzetti e altri cinque operatori del PAM scomparsi nell’incidente aereo di Addis Abeba. “Il WFP è come una famiglia – ci dice commosso - io viaggio spesso in posti pericolosi. Siamo in 15mila, e anche se non ci vediamo per un anno quando ci rivediamo ci abbracciamo. Quando succedono queste cose è durissima, perché i miei colleghi fanno questo lavoro solo perché vogliono aiutare il mondo, e cose così spezzano il cuore. Stavo fuori Roma quando è successo, e quando torno sarà molto difficile, lo so”. Il Pam, agenzia delle Nazioni Unite, lavora in oltre 80 paesi nel mondo, sfamando le persone colpite da conflitti e disastri naturali e gettando le basi per un futuro migliore.
La storia di Amal, tornata a Homs dopo 7 anni
Il video girato da Jonathan in Siria in questi giorni racconta la storia di Amal Jaham, che è fuggita da Homs 7 anni fa. Suo marito è ferito e 2 figlie sono malate. Un mese fa è tornata nella sua casa ma non ha i mezzi per ristrutturarla. “Abbiamo trovato la nostra casa in pessime condizioni – dice Amal –servirà un sacco di lavoro per ripararla. Ora è inabitabile. Se guardo al quartiere e richiamo i ricordi, mi assale la tristezza”.
Om Hani, con i 7 figli a 400 km da casa
A Daraa vediamo Om Hani, 46 anni e i suoi 7 figli, che lavorano nei campi nella zona rurale. Il marito è morto. Sono fuggiti dai combattimenti a Deir Ezzor, a circa 400 km di distanza, e ora vivono in una tenda senza elettricità vicino a un'autostrada. “Mi sento male a pensare che i miei figli non possono finire la scuola", dice al microfono di Dumont. "Sono bambini piccoli e devono già lavorare per vivere. Qui non c'è nessuna scuola”. Montaha, 11 anni, e' una figlia di Om Hani. Ha conosciuto la guerra per la maggior parte della sua vita e non è andata a scuola dalla seconda elementare, quando l'ISIS ha preso il controllo della sua città. Ma davanti alla telecamera dice convinta: “Voglio diventare un medico”.
Amina, con i figli in una baracca alla periferia di Damasco
Il video ci porta poi ad Aleppo Est, dove il PAM fornisce pasti scolastici come incentivo per riportare i bambini a scuola, anche in aree precedentemente controllate dall'ISIS. Da notare le facce dei bambini che giocano cancellate dal murale. Ad Al-Kiswah, alla periferia di Damasco, dove opera Marwa Awad, portavoce del Pam in Siria, le telecamere seguono Amina Eshky che torna a casa da una distribuzione alimentare del Pam. Lei e i suoi 3 figli sono fuggiti da Darayya nel 2013 a causa dei bombardamenti. Suo marito è scomparso e suo padre è stato ucciso. Ora vive in una baracca abbandonata.
I rifugiati siriani in Medio Oriente sono 5,6 milioni
Il Programma Alimentare mondiale ricorda che otto anni di guerra in Siria hanno fatto precipitare milioni di siriani nella fame e nella povertà. Il conflitto ha spostato milioni di persone sia all'interno che all'esterno della Siria. Mentre molti ritornano alle loro case, molti altri rimangono sfollati e hanno bisogno di sostegno. Ci sono oltre 5,6 milioni di rifugiati siriani registrati in una regione, come il Medio Oriente, che deve affrontare sfide economiche, sociali e di sviluppo sempre più impegnative. L'assistenza alimentare aiuta le economie locali, riducendo le tensioni con le comunità ospitate. Il Pam quindi assiste più di 3 milioni di persone al mese.
Dalla conferenza di Bruxelles 7 miliardi di dollari per il 2019
I progetti del Pam sono legati a finanziamenti affidabili per mantenere la continuità dell'assistenza alimentare da cui dipendono milioni di siriani vulnerabili. I leader mondiali riuniti a Bruxelles il 14 e 15 marzo, per affrontare la questione del finanziamento delle attività umanitarie nella regione, hanno stanziato circa 7 miliardi di dollari per il 2019. Nella conferenza “Sostenere il futuro della Siria e della regione”, copresieduta dall'Unione Europea e dalle Nazioni Unite, l’obiettivo era ottenerne almeno 6. Gli aiuti serviranno per sostenere la popolazione in Siria e i rifugiati nei Paesi vicini, in particolare in Libano e Giordania. L'Alto rappresentante della politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, ha annunciato che l'Ue stanzierà 2,01 miliardi di euro (2,27 miliardi di dollari) per il 2019, di cui 1,4 solo per i rifugiati in Turchia.
L' 80 per cento dei giovani siriani è senza lavoro
Il Pam ha ancora bisogno di ingenti risorse per gestire le operazioni a favore degli sfollati interni in Siria e dei rifugiati nei paesi vicini. Perché i siriani che rientrano nel loro paese hanno bisogno di sostegno e devono lavorare. Il Programma li sta aiutando a produrre il proprio cibo e a generare un reddito in aree sicure e dove il commercio funziona. Il tasso di disoccupazione è del 50 per cento e raggiunge l’ 80 tra i giovani. Nonostante il miglioramento della situazione, la continua assistenza alimentare è vitale per milioni di famiglie e per la stabilità e la sicurezza in Siria.
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