Venezuela: Maduro toglie le cariche a Guaidò
Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Il Capo di Stato Nicolas Maduro ha revocato la carica di presidente dell’Assemblea Nazionale a Juan Guaidò, presidente pro tempore del Venezuela dal 23 gennaio di quest’anno, riconosciuto da diversi Paesi occidentali quali Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Canada.
Il ruolo di Guaidò
Guaidò, eletto presidente del Parlamento venezuelano lo scorso 5 gennaio, vede dunque revocato il suo incarico da Maduro, al quale proprio Guaidò più volte aveva promesso la rimozione dalla sua carica di Capo di Stato. Sono passati poco più di due mesi da quando, nel corso di una manifestazione in piazza contro l'esecutivo Maduro, Guaidó ha giurato sulla Costituzione come presidente pro tempore del Venezuela dopo essere stato eletto dall'Assemblea Nazionale, affermando la costituzione di un governo provvisorio e appellandosi di fatto all'articolo 233 della Costituzione venezuelana, la quale afferma che in caso di vuoto di potere il presidente dell'Assemblea Nazionale è eleggibile come presidente pro tempore.
La strategia di Maduro
Elvis Amoroso, controllore generale del Venezuela, con funzioni praticamente equivalenti a quelle della Corte dei Conti in Italia, nominato dall'Assemblea nazionale costituente a maggioranza chavista (quella che ha svuotato di fatto di poteri proprio il Parlamento venezuelano), ha annunciato inoltre l'ineleggibilità di Guaidò a ogni carica pubblica per 15 anni, una misura questa definita dal presidente pro tempore “miserabile”. La strategia più probabile è depotenziare l’avversario in vista di nuove elezioni: se ineleggibile, anche la richiesta di un voto anticipato perde parte del suo valore.
Le prime reazioni
“E’ l'ennesima dimostrazione della natura arbitraria delle procedure giudiziarie nel Paese", ha detto l'Alto Rappresentante per l’Unione Europea, Mogherini a conclusione della riunione di Quito,dove il gruppo di contatto internazionale di Contatto sul Venezuela, proposto proprio dall’Ue, ha chiesto inoltre “nuove elezioni presidenziali, libere, trasparenti e credibili il più presto possibile”. Un giudice venezuelano, Carol Padillla, ha confermato intanto l'arresto di Roberto Marrero, capo dell'ufficio di Guaidò. Lo ha reso noto Il Tavolo di unità democratica (Mud), che riunisce i partiti di opposizione. Marrero era stato arrestato il 21 marzo da agenti del Servizio bolivariano di intelligence nazionale (Sebin), che hanno fatto irruzione nella sua abitazione. Sempre oggi nel Paese riprendono, dopo i problemi al sistema elettrico, le attività lavorative, mentre restano ancora chiuse le scuole.
Braccio di ferro tra Russia e Stati Uniti
Dopo aver detto che truppe russe resteranno in Venezuela "quanto serve", Mosca ha invitato gli Stati Uniti a non preoccuparsi dei legami in atto con il tradizionale alleato. "Pensiamo che terze parti non debbano preoccuparsi delle nostre relazioni bilaterali con altri Paesi", ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aggiungendo che nessuno dice alla Casa Bianca come condurre la sua politica estera, e che dunque Mosca si aspetta lo stesso trattamento di "rispetto reciproco". Il riferimento era alle parole del presidente Usa, Donald Trump, che davanti alla notizia dell'invio di militari russi in Venezuela ha intimato a Mosca di "andare via" dal Paese sudamericano.
“Una scelta dal forte valore simbolico”
La scelta di Maduro è più simbolica che pratica, ma non è un caso che avvenga in un momento in cui il leader venezuelano si sente più forte grazie al sostegno russo. Nonostante ciò, evita di varcare la “linea rossa” che consiste nell’arrestare Juan Guaidò. A sostenerlo è Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire esperta di America Latina, nell’intervista di Radio Vaticana Italia.
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