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8 marzo: Save the Children per i bambini che assistono alle violenze domestiche

Inaugurata a Roma l’installazione “la Stanza di Alessandro” che fa capire agli adulti i traumi subiti dai bambini vittime di “violenza assistita”, tra legislazione carente e mancate denunce

Michele Raviart – Città del Vaticano

Alessandro è nella sua stanza quando suo padre entra in casa. Da un diverbio per futili motivi scoppia una lite violenta. Le urla e i rumori dei colpi subiti da sua madre, l’ansia e la paura, esperienze di violenza assistita che Save The Children vuole far comprendere a tutti nella campagna “Abbattiamo il muro del silenzio” e “la stanza di Alessandro”, un’installazione multimediale in cui i partecipanti potranno immedesimarsi in un bambino che assiste regolarmente a episodi di violenza domestica.

Un fenomeno sottovalutato

Secondo una stima della ong a partire dai dati dell’Istat del 2015, in Italia sono 427 mila i minori che negli ultimi cinque anni hanno vissuto o assistito a situazioni di violenza che hanno visto coinvolte le loro madri. Un fenomeno spesso sottovalutato e poco denunciato che ha importanti ripercussioni sulla crescita dei bambini. “I piccoli che assistono a violenze in casa propria, sono più fragili rispetto ai coetanei e sviluppano spesso depressione, attacchi di panico, comportamenti asociali o aggressivi”, scrive in un comunicato Raffaella Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children.

Poco dialogo tra le autorità

In questo settore “la legislazione che c’è è una legislazione che purtroppo ha ancora delle falle”, spiega a Vatican News Antonella Inverno, responsabile Policy & Law di Save the Children Italia, “non c’è un’adeguata comunicazione tra i vari tribunali che si occupano di queste situazioni. Per farle un esempio: se c’è una denuncia da parte della donna nei confronti del proprio partner, questa va alla Procura ordinaria, chiaramente; però, l’assistenza del bambino dovrebbe essere data dal Tribunale dei minorenni e non sempre queste due autorità comunicano tra di loro”.

Più della metà delle donne non denuncia

Un altro dato particolarmente grave è che in Italia nel 57% dei casi le violenze vengono percepite dalle vittime come “qualcosa di sbagliato”, ma non un reato da denunciare. “Non c’è un humus culturale che favorisca l’emersione della violenza in un rapporto di coppia”, ribadisce Inverno, “non solo le donne molto spesso non hanno la possibilità di denunciare, anche per una mancata indipendenza economica - non dimentichiamo che le donne ancora, in Italia, scontano un divario veramente molto importante rispetto agli uomini, in termini di possibilità di lavoro, possibilità di carriera e retribuzione - ma anche quando trovano il coraggio e la forza di andare a denunciare, può capitare – e questo i dati ce lo dicono – che il loro racconto venga minimizzato proprio dagli operatori che invece dovrebbero prendere in carico la situazione".

Sensibilizzare la società

L’installazione “la stanza di Alessandro”, che sarà possibile visitare a Roma in largo Ascianghi 4, da questa sera a domenica 10 marzo, risponde a un’esigenza di sensibilizzazione della società come primo e più importante passo per fermare questo fenomeno. “Quello che noi proponiamo è sicuramente un ruolo centrale di tutte quelle agenzie che sono accanto al bambino, in primis la scuola”, conclude Inverno, “anche il solo assistere alla violenza provoca sul bambino effetti che vanno dall’ambito dell’alimentazione a quello dello studio, delle relazioni con i propri pari o con gli adulti di riferimento; e tutti questi segnali non possono essere dimenticati o sottovalutati dagli adulti, dagli operatori che ogni giorno incontrano i bambini nella loro vita quotidiana”.

Ascolta l'intervista integrale ad Antonella Inverno di Save The Children sui bambini vittime di violenza domestica

 

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08 marzo 2019, 15:40