Un "Pittore non umano". Antonello da Messina in mostra a Milano
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Non può rimanere impassibile lo sguardo che incrocia gli occhi di Antonello da Messina. Siano quelli di una Madonna o di un gentiluomo contemporaneo al pittore, nato nel 1430 e morto nel 1479. Sono espressioni che fanno centro nell’emotività dello spettatore di ogni tempo, giungendo ad interpellarne lo spirito e a suscitare nell’anima un moto interiore. Non a caso a definire straordinario il talento di Antonello, fu per primo chi come il figlio Jacobello, avvertendo l’abisso che nel mestiere lo separava dal padre, siglò una sua Madonna con bambino con la firma “figlio di un pittore non umano”.
Pittore rivoluzionario
Al “pictore ceciliano”, come lo definivano i contemporanei, è dedicata un’ampia rassegna allestita fino al prossimo 2 giugno nella sale di Palazzo Reale a Milano: un’occasione unica per ammirare 19 dei 35 capolavori che gli sono ufficialmente attribuiti. L’esiguità del corpus antonelliano, strettamente legata alle sorti di Messina, funestata nei secoli da alluvioni e terremoti, non ha impedito di far brillare l’unicità di un pittore, tra i più grandi dell’arte di ogni tempo. Tale straordinarietà si avverte percorrendo l’esposizione: emerge con dirompenza il carattere rivoluzionario di uno stile pittorico frutto di una sintesi linguistica dell’umanesimo italiano e del “fare” fiammingo, appreso da Antonello a Napoli. Della pittura nordica il messinese coglie e rielabora il gusto del dettaglio, l’attenzione alla luce e al paesaggio, la tecnica ad olio. Nel solco della tradizione italiana è l’impostazione prospettica, ma innovativa è la composizione scenica.
Pittura degli affetti del sacro
Nella celeberrima pala di San Cassiano, proveniente dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, Antonello inaugura la stagione della pittura degli “affetti del sacro” o delle Sacre Conversazioni: la Madonna con bambino in trono è circondata da otto santi in dialogo tra loro. I paesaggi messinesi fanno da sfondo alle scene sacre, attualizzandole: accade, ad esempio, nella Crocefissione di Anversa, capolavoro del periodo veneziano. Il corpo di Cristo, esempio di compostezza ed equilibrio, e quelli dei ladroni, torti dallo strazio del dolore, campeggiano sulla veduta della città siciliana.
Gli occhi di Maria Annunciata
Magnetico il dialogo, “hic et nunc”, che si instaura in un attimo tra noi, visitatori del XXI secolo e l’Annunciata della Galleria Regionale di Palermo, un tempo erroneamente attribuita a Dürer: in quest’opera Antonello da forma al mistero senza ritrarre l’angelo, la cui presenza è comunque avvertibile. “Siamo noi – spiega Giovanni Carlo Federico Villa, uno dei curatori della mostra - che ci inginocchiamo di fronte a Maria. A noi si rivolge il suo sguardo: con una mano compie un gesto di serena accettazione, con l’altra si copre pudicamente il velo”, di una azzurro intenso in contrasto con il fondo scuro. Disarmante nella sua semplicità e tenera umanità è la Vergine Benson di Washington dove il bambino, – prosegue Villa – “nella cui bocca socchiusa intuiamo la presenza dei primi denti da latte, mette la mano nello scollo della madre per cercarne il seno”. Emblema dell’umanesimo europeo è invece il San Girolamo proveniente dalla National Gallery: magistrale prova di disinvoltura nella resa di luce, spazio e rappresentazione della figura ideale di intellettuale quattrocentesco.
Antonello, finalmente a Milano
Va dritto al cuore invece lo sguardo del Cristo alla colonna, con la corda al collo, contemplazione pura dell’uomo dei dolori; sembrano vive le lacrime miste al sangue che scorrono dal volto, realizzate dall’artista mescolando la resina ai colori. Profondo conoscitore dell’animo umano Antonello riproduce nei ritratti, impareggiabili nella vivacità degli sguardi e nella resa dei dettagli fisionomici, la gente del suo tempo. Ad accompagnare il visitatore per le Sale del Palazzo Reale è una guida d’eccezione: Giovanni Battista Cavalcaselle. La mostra rende particolare omaggio a questo storico dell’arte a duecento anni dalla nascita offrendo alla vista dell'astante le pagine dei suoi taccuini del XIX secolo: le prime a riprodurre graficamente le opere di Antonello, descritte fino a quel momento solo dal Vasari. Avere il Maestro messinese a Milano è un traguardo ambito e finalmente raggiunto da chi ha curato l’esposizione ed è idealmente il coronamento di un sogno a lungo accarezzato, ma mai realizzato sei secoli orsono dal duca Galeazzo Maria Sforza.
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