Colombia: nel Quibdò civili vittime degli scontri tra gruppi armati
"Più di 7.000 persone delle comunità afro-discendenti e indigene del comune di Bojayá sono confinate e c'è un rischio imminente di combattimenti, che faranno trovare la popolazione nel fuoco incrociato. Gli abitanti del Medio Atrato sono molto preoccupati perché non possono muoversi liberamente o svolgere le proprie attività quotidiane per la paura diffusa della presenza e delle azioni dei gruppi armati". E’ la denuncia all'opinione pubblica, nazionale e internazionale, della grave situazione e del peggioramento della crisi sociale e umanitaria causata dalla ripresa del conflitto armato e della mancanza di protezione alle comunità afro-discendenti e indigene dei fiumi Opogadó, Napipí, Bojayá e di tutto il Medio Atrato, nel dipartimento di Chocó.
Gli scontri stanno provocando l'esodo di massa di intere comunità locali
La lettera, pervenuta all’Agenzia Fides, è stata redatta dalle varie organizzazioni locali e dei popoli indigeni, e da mons. Juan Carlos Barreto Barreto, vescovo della diocesi di Quibdò, e manifesta la grande preoccupazione per le azioni criminali della guerriglia dell'Eln e dei gruppi di autodifesa colombiani (il “clan del Golfo”) e dei numerosi scontri armati in cui la popolazione civile rimane coinvolta. Tali eventi stanno provocando spostamenti di massa di intere comunità, che, a causa dei combattimenti o dell'installazione di mine antiuomo, non possono muoversi liberamente.
Appello all’intervento dello Stato per proteggere la popolazione
Dopo aver ricostruito gli antecedenti di questa situazione e aver descritto la situazione attuale, i firmatari chiedono allo Stato di ascoltare questo allarme per garantire la vita e l'integrità delle comunità; di intervenire per evitare il confronto dei gruppi armati nel mezzo della popolazione civile. Alle autorità locali e dipartimentali chiedono maggiore presenza amministrativa nelle comunità e di sostenere le iniziative della comunità per costruire la pace nel territorio. A tutti i protagonisti degli scontri armati si chiede di osservare il diritto internazionale umanitario, di non insediarsi in mezzo alle comunità, di non usare la popolazione civile come scudo umano, di rispettare i protocolli di Ginevra. Chiudono la lettera con l’affermazione categorica: “Devono capire che hanno il rifiuto assoluto della società civile”. (S.L. - Agenzia Fides)
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