Crisi venezuelana, scolari come pendolari per poter studiare
Matteo Petri – Città del Vaticano
Almeno 327mila bambini venezuelani vivono come migranti e rifugiati in Colombia. Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, senza un maggiore sostegno la loro salute, istruzione, protezione e benessere saranno in pericolo.
La situazione economica e politica del Venezuela ha portato negli ultimi mesi circa 3,7 milioni di venezuelani a lasciare le loro case per andare in Brasile, Colombia, Ecuador, Perù e altri paesi della regione. Circa 1,2 milioni di loro sono in Colombia, dove spesso vivono in comunità ospitanti vulnerabili con risorse già limitate.
La crisi vissuta dai bambini
“Circa 300mila bambini venezuelani sono emigrati in Colombia per scappare ad una situazione politica ed economica sempre più tragica”, spiega il direttore generale di Unicef Italia Paolo Rozera ai nostri microfoni. “La Colombia ha fatto un gesto nobilissimo ad accoglierli e a permettere loro di superare il confine, ma essendo un numero estremamente elevato c’è bisogno di un aiuto internazionale delle organizzazioni umanitarie”. “Il nostro aiuto è necessario – continua Rozera – a garantire prima di tutto l’assistenza sanitaria e la continuazione della scuola. Stiamo intervenendo in particolare a Cucuta, al confine occidentale tra Venezuela e Colombia".
Precarietà sanitaria
Nel novembre scorso si parlava di circa 30mila bambini fuggiti per poter studiare in Bolivia. Oggi, 6 mesi dopo, si è arrivati a 130mila piccoli studenti: 3mila di questi ogni giorno attraversano il confine per andare a scuola e per tornare a casa in Venezuela. “Abbiamo lanciato un appello per una raccolta fondi – spiega Rozera – e abbiamo calcolato che per sostenere tutto quello di cui necessitano queste popolazioni e questi bambini sarebbero necessari circa 29 milioni di dollari, ma al momento purtroppo abbiamo raggiunto solo 1/6 della cifra necessaria”. Ciò di cui i bambini hanno bisogno e quello che serve alle scuole colombiane che hanno accolto i nuovi studenti, è un’assistenza per i servizi igienico sanitari. In queste scuole – conclude infatti Rozera – spesso gli studenti sono raddoppiati e questo chiaramente ha portato numerose difficoltà, dall’assistenza vaccinale alla tutela dei giovani studenti che, purtroppo, possono diventare oggetto di violenze e soprusi”.
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