Elezioni in Israele, non in agenda la questione palestinese
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
È la sfida finale in Israele. È da stamattina che il premier Netanyahu e Gantz, leader della lista Blu e Bianca, si ritrovano davanti al loro elettorato. Stasera si conoscerà la decisione dei circa sei milioni di votanti. Difficile capire cosa potrà uscire dalle urne. I sondaggi della vigilia davano qualche seggio di vantaggio alla lista di Gantz rispetto a quella del premier. Ma anche il vantaggio di coalizione al blocco di destra di Netanyahu. “È un’ora fatale in cui stabilire il futuro dello Stato dopo il decennio migliore che abbiamo avuto”, ha scritto su Facebook il premier. “Il cambiamento è possibile”, la reazione dello sfidante Gantz, che ha parlato di “giornata di speranza, di unità del popolo”.
In campagna elettorale assente la questione palestinese
“Difficile fare previsioni – spiega Janiki Cingoli, presidente del Cipmo, Centro italiano per la pace in Medio Oriente: le probabilità sembrano essere a vantaggio di un rinnovo del centrodestra di Netanyahu”. Su questo si giocherà la sfida decisiva anche per il presidente Rivlin, che dovrà affidare l’incarico. Tratto comune delle due campagne elettorali è stata l’assenza della questione palestinese “dovuta – sottolinea ancora Cingoli – in parte agli errori palestinesi ma anche alla convinzione dell’opinione pubblica israeliana che non ci sia più nulla da fare. La sensazione è che tutti e due maneggino la questione palestinese come pericolosa, da evitare”. “D’altra parte – conclude Cingoli – non è certo su questo che si è concentrata l’attenzione degli israeliani”.
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