Giornata mondiale del Parkinson: terapie e speranze
Eliana Astorri - Città del Vaticano
Ricorre oggi, 11 aprile, la Giornata Mondiale dedicata al Morbo di Parkinson alla luce anche di nuove speranze terapeutiche. Si tratta di una malattia neurodegenerativa, lenta e progressiva, che coinvolge, principalmente, le funzioni del controllo dei movimenti e dell'equilibrio, una cui prima descrizione risale addiruttura pare ad uno scritto di medicina indiana riferito al 5.000 A.C. e ad un documento cinese risalente a 2.500 anni fa.
Il nome della malattia è legato a James Parkinson, un farmacista chirurgo londinese del XIX secolo, che per primo descrisse gran parte dei sintomi della malattia in un famoso libretto, il "Trattato sulla paralisi agitante". Nella giornata dedicata a questa malattia lo sguardo è rivolto alle nuove terapie. Infatti dati pubblicati, recentemente, su riviste scientifiche rivelano nuovi metodi non invasivi per la diagnosi precoce in grado di comprendere le differenze fra le varie forme che la malattia può assumere. Questo permetterebbe di somministrare terapie sempre più personalizzate.
Malattia in crescita in vent'anni
“E’ una malattia importantissima – dice a Radio Vaticana italiana la dottoressa Anna Rita Bentivoglio, Responsabile dell’Unità Operativa Semplice per i Disturbi del Movimento della Policlinico Gemelli - anche perché è la seconda malattia neurodegenerativa dopo la malattia di Alzheimer e, ad oggi, colpisce almeno 6 milioni di persone in tutto il mondo, 300mila solo in Italia. Ma dato che c’è un generalizzato invecchiamento della popolazione, ci si aspetta che nei prossimi venti anni questi numeri possano, addirittura, raddoppiare. Quindi, è molto importante parlare, mantenere vivo l’interesse per questa malattia e avere speranza nella ricerca che sta facendo veramente dei grandi passi in avanti nella comprensione delle cause, nei meccanismi e anche nella terapia".
Diagnosi e cure
Nelle parole della dottoressa non solo le novità legate alla diagnosi precoce e agli studi clinici mirati ma anche l'enorme importanza di tenere vive le attività fisiche e quelle relazioni e culturali. Per i malati è fondamentale "continuare a muoversi, svolgere attività fisiche mirate e attività creative fonte di benessere, quali canto e danza, ma ancora più importante è restare al centro di reti affettive che facciano sentire i malati persone in grado di dare ancora molto, oltre che di ricevere aiuto".
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui