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Minori stranieri non accompagnati, affido e adozioni la via per l’integrazione

In un convegno alla Camera dei Deputati è stato fatto il bilancio sull’applicazione della legge 47 del 2017 per la tutela dei minori stranieri a due anni dall'approvazione. Richieste più risorse per favorire l’affido e l’adozione dei minori, reputati la migliore soluzione nell’interesse del minore.

Marco Guerra – Città del Vaticano

“Minori stranieri in Italia: nuove forme di accoglienza tra adozione e affido”, è il tema del convegno che si è tenuto oggi alla Camera dei Deputati promosso dall’Unione Italiana Forense (UIF), dall’associazione “Medicina Solidale” e dall’osservatorio sui minori “Fonte di Ismaele” con il patrocinio dell’Ufficio Migrantes della Diocesi di Roma. L’iniziativa ha visto il confronto tra giudici, magistrati, parlamentari, esperti di diritto minorile ed operatori sociali sullo stato dell’attuazione della legge n. 47 del 7 aprile 2017 sulla protezione dei minori stranieri non accompagnati.

I principi innovati della legge 47

La riflessione è partita ricordando il principio generale delle legge - un unicum nel panorama europeo - secondo cui ai minori stranieri non accompagnati è attribuita parità di trattamento con i minori di cittadinanza italiana o dell’Unione europea; e prevede inoltre il divieto assoluto di respingimento alla frontiera e che il provvedimento di espulsione può essere adottato solo a condizione che non comporti “un rischio di danni gravi per il minore”.

Sono state introdotte anche modifiche alla normativa precedente al fine di favorire l’individuazione dei familiari ed il ricongiungimento ad essi ovvero l’affidamento familiare; mentre la competenza all’adozione dei provvedimenti di rimpatrio assistito è ora attribuita al Tribunale per i minorenni competente. Molto importante anche l’istituzione della figura dei tutori volontari disponibili ad assumere la tutela dei minori stranieri.

Favorire l’affidamento alle famiglie

Durante il convegno si è quindi posto l’accento sulle pastoie burocratiche e la mancanza di fondi che impediscono la piena applicazione di questo quadro normativo. Una questione affrontata anche nell’intervento dell’on. Sandra Zampa che è la prima firmataria delle Legge e che ha evidenziato che il provvedimento “non affronta solo la questione dell’emergenza umanitaria ma indica anche un’integrazione possibile”, dal momento che affronta il tema degli affidi famigliari “da prediligere alla collocazione nelle case di accoglienza”. Un principio ribadito anche dall’avvocato Elisabetta Rampelli, moderatrice dell’evento: “Governare il fenomeno attraverso l'affidamento significa evitare la tratta bambini e di giovani che cadono nell’illegalità, ma ad oggi solo il 7% di questi ragazzi riesce ad entrare in un programma di affido”.

Ascolta l'intervista all'avvocato Rampelli

Filocamo: importante indentificare il minore

Fulvio Filocamo, magistrato presso la Corte di Cassazione ha parlato dell’importanza dello strumento del colloquio con il minore e della compilazione di una scheda che tiene conto anche delle sue aspettative: “La principale novità è quella di riuscire a identificare compiutamente i minorenni attraverso un colloquio, con una scheda, là dove viene riportata tutta la storia del minore e le sue aspettative. E poi, l’aver creato dei ruoli di tutori volontari che finalmente possono seguire questi minori in tutti i passaggi”.

“Questo non significa che prima non si facesse niente – ha proseguito il dott. Filocamo -, ma si badava solo all’alloggio, alla sistemazione, al mantenimento. Nei casi più fortunati anche all’istruzione e all’avviamento al lavoro, ma al momento dei 18 anni il rischio concreto per tutti era che non si riuscisse a ottenere una cittadinanza italiana o comunque un permesso di soggiorno che consentisse la piena integrazione”.

Ascolta l'intervista al magistrato Filocamo

Il tutore garantisce i diritti dei ragazzi

Secondo il magistrato della Corte di Cassazione il tutore, che normalmente è anche avvocato o comunque ha contatti con gli avvocati, “è un’arma in più a disposizione del minore, è lo strumento più adatto per il minore per riuscire a iniziare tutti i precedenti giudiziari per vedere riconosciuti i propri diritti”. Il problema principale sono quindi le risorse, cioè il fatto “che questi tutori lo fanno solamente su base volontaria, senza alcun tipo nemmeno di rimborso spese”.

Garantire relazioni affettive

Il presidente del tribunale per i minorenni di Bari, Riccardo Greco, ha contribuito ad inquadrare le problematiche relative all’affido: “I minori non accompagnati di tenera età sono pochissimi ed è più difficile arrivare all’adozione con gli adolescenti”. Greco ha quindi indicato l’affido temporaneo come il contesto migliore per far entrare il minore in un contesto famigliare che gli garantisca comunque quelle relazioni affettive di cui ha bisogno.

Mons. Lojudice: casa famiglia non può essere prospettiva

Dell’importanza dell’inserimento in un contesto famigliare ha parlato anche il vescovo ausiliare per il settore Sud di Roma, mons. Paolo Lojudice: “Ci sono case famiglia che sono esemplari, dei modelli, dei luoghi dove il bambino veramente ricostruisce la sua esistenza; ma certamente non può essere una prospettiva – questo per quanto riguarda i bambini più piccoli – che dura fino a quando il giovane poi raggiunge i 18 anni”.

“Di fatto, all’interno della legge c’è questa idea – ha aggiunto il presule - che il nucleo familiare sia proprio una sorta di riferimento, di tutor. A prescindere dal fatto che il giovane vada a vivere all’interno della famiglia, il ragazzo trova comunque in una famiglia, in delle persone o in una persona un punto di riferimento che lo aiuta a uscire dall’isolamento, a non cadere in trappole come la malavita e la delinquenza”.

Ascolta l'intervista a mons. Lojudice

L’osservatorio della diocesi di Roma

Mons. Lojudice ha poi riferito dell’avvio di osservatorio della diocesi sulle fragilità dei giovani italiani e migranti che vivono nelle periferie. Il presule ha spiegato che sono state individuate “una quindicina di persone impegnate in vari ambiti professionali, vuoi nell’assistenza sanitaria, nei servizi sociali, legali, educativi, oratoriani, che in qualche modo possano costituire un occhio sulla realtà dei minori, in modo particolare nelle periferie urbane”. Di fatto questo osservatorio lavorerà in collaborazione con l’Istituto di Medicina solidale e con il Centro Fonte di Ismaele, che farà sia accoglienza tout-court dei minori a 360 gradi e sia una pastorale giovanile rivolta a tutti i ragazzi che vivono nelle periferie.

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11 aprile 2019, 20:40