Nel mondo ogni anno muoiono sul lavoro 3 milioni di persone
Alessandro Guarasci – Città del Vaticano
Ogni anno nel mondo quasi tre milioni di persone muoiono sul posto di lavoro mentre gli incidenti coinvolgono oltre 374 milioni di soggetti. Questo il tragico bilancio della Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro indetta dalle Nazioni Unite. Per l’Ilo, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, tutti questi infortuni sono largamente evitabili.
Un fenomeno in crescita
Un dramma, questo, che riguarda non solo i Paesi in via di sviluppo ma anche l’Occidente industrializzato. Lo scorso anno in Italia 641 mila lavoratori hanno subito un incidente, un dato in aumento dello 0,9% rispetto al 2017. E quello che preoccupa di più è che cresce di ben il 10% il dato di chi muore sul posto di lavoro. I decessi registrati dall'Inail nel 2018 sono stati 1.133.
L'agricoltura il settore più a rischio
Se si osservano i settori produttivi in Italia, l’incidenza di infortuni mortali è massima in agricoltura, mentre il settore delle costruzioni, l'industria mineraria e il settore dei trasporti e magazzinaggio fanno registrare un rischio di morte più che doppio rispetto alla media generale. Il maggior numero di incidenti mortali si registra nella provincia di Crotone.
Il Papa invita a non ‘tagliare’ la solidarietà
Il 20 settembre dello scorso anno, Papa Francesco nel ricevere i soci dell’Anmil, l’Associazione Mutilati e Invalidi del Lavoro, ha detto che: “Quanti, sul lavoro, si sono infortunati con conseguenze permanenti e debilitanti, vivono una situazione di particolare sofferenza, soprattutto quando l’handicap che portano impedisce loro di continuare a lavorare e di provvedere a sé e ai loro cari, come un tempo facevano. A tutti costoro esprimo la mia vicinanza". E ha proseguito: "La scarsità delle risorse, che giustamente preoccupa i governi, non può certo toccare ambiti delicati come questo, perché i tagli devono riguardare gli sprechi, ma non va mai tagliata la solidarietà”.
Franco Bettoni, presidente dell’Anmil, afferma che è fondamentale formare le nuove generazioni a una cultura della prevenzione.
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