Mozambico, almeno 38 morti e 15.000 sfollati per il ciclone Kenneth
Chiara Capuani – Città del Vaticano
Con un comunicato reso noto in mattinata, l’Istituto nazionale per la gestione dei disastri (INGC), ha rivelato che le vittime del ciclone Kenneth sono salite a 38, aggiungendo che altri 39 sono rimasti feriti il quarto giorno della tempesta tropicale. Ad essere colpite dalla furia del vento che si è abbattuto sulla costa settentrionale del Mozambico, sono quasi 170.000 persone. Circa 450 case sono state distrutte, mentre almeno 3.000 edifici e 50 pali elettrici sono stati gravemente danneggiati. Oggi le piogge hanno continuato a causare allagamenti e aumentare il rischio di frane nel nord del paese, dove la provincia di Cabo Delgado è stata la zona più colpita, secondo le agenzie umanitarie. Il governo del Mozambico ha chiesto a molte persone di cercare un rifugio in località alte, per il rischio frane, mentre i meteorologi avvertono che vento e forti piogge potrebbero continuare ancora per giorni. Trentamila le persone evacuate finora, secondo i media locali. Kenneth è il primo ciclone tropicale a colpire la provincia di Cabo Delgado da quando sono iniziate le moderne registrazioni 60 anni fa. Secondo le Nazioni Unite, è la prima volta che il Paese viene colpito da due potenti cicloni nella stessa stagione. Lo scorso mese, infatti, la parte centrale del Mozambico era stata colpita dal ciclone Idai, che ha provocato diverse centinaia di morti.
I danni del ciclone Kenneth
“I danni maggiori riguardano l’agricoltura e le case – afferma Chiara Turrini, volontaria presso la Comunità di Sant’Egidio a Beira – il raccolto è distrutto, mancano i beni primari, bisogna rispondere con prontezza al problema dell’alimentazione e cercare di arginare i danni”.
“I bambini vanno a scuola sotto le piante, hanno perso tutto, mancano perfino i quaderni per scrivere – prosegue Turrini – oggi ci siamo occupati della ridistribuzione di cibo e vestiti. I bambini non hanno nemmeno le calzature ai piedi e questo comporta problemi di salute importanti: piccoli tagli, ferite che se non curate adeguatamente, come succede nella maggior parte dei casi, sfociano in infezioni gravi”.
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