Le donne cristiane perseguitate: doppiamente vulnerabili
Debora Donnini – Città del Vaticano
Nei Paesi di persecuzione religiosa ai cristiani, le donne risultano doppiamente vulnerabili e la persecuzione assume forme diverse rispetto agli uomini. E’ quanto emerge nella World Watch List 2019 dell’organizzazione internazionale Porte Aperte/Open Doors, presentata recentemente anche alla Commissione dell’Onu sullo status delle donne. Violenze sessuali, stupri, matrimoni forzati, rinuncia forzata all’affidamento dei figli e divorzi forzati sono i volti di questo dramma. Per citare alcuni dati: nel 47% dei 50 Paesi presi in esame, la violenza sessuale è comune fra le donne che si riconoscono come cristiane.
Le donne cristiane doppiamente vulnerabili
“Scorrendo la nostra mappa sulla persecuzione anticristiana, possiamo notare che davvero in Paesi che sono nei primi posti della persecuzione troviamo proprio una doppia vulnerabilità delle donne cristiane”, ha detto nella nostra intervista Cristiann Nani, direttore in Italia di Porte Aperte/Open Doors, che cita alcuni paesi fra cui Afghanistan, Somalia, Libia, Pakistan, Eritrea, Yemen, Iran, India, Siria, Nigeria, Iraq. Si parla di “una doppia forma di vulnerabilità perché sono vulnerabili in quanto donne, in una società che le ritiene a volte cittadini di serie B o comunque declassate rispetto agli uomini, e sono vulnerabili anche in quanto cristiane”, spiega Nani.
La piaga delle violenze sessuali
Alla domanda sui modi con cui queste violenze vengano usate per usare pressione sulle donne cristiane, Nani afferma che “per i 50 Stati che abbiamo in analisi, oltre il 50% delle donne ha manifestato di aver ricevuto una forma di violenza sessuale, quindi è enorme l’impatto che si ha nella vita delle singole donne ma soprattutto poi anche delle famiglie, dei figli, delle intere comunità cristiane, dove la violenza sessuale è una tipica forma di persecuzione contro le donne cristiane. Spesso l’obiettivo non è nemmeno solo la donna, va molto oltre”. In proposito Nani cita casi come lo Stato islamico, “che con una strategia precisa rapiva le donne cristiane”, o i Boko Haram in Nigeria. Si sta parlando, poi, di comunità e Paesi dove il concetto di onore e il senso di vergogna è molto forte, “quindi violare l’onore di una donna, violandola fisicamente, ha un impatto enorme, noi lo definiamo una specie di effetto domino”. Nani lo spiega facendo riferimento al fatto che “alcune famiglie rigettano le stesse povere donne che sono state violentate. Ci sono molti casi - racconta - come quello di Esther: una donna rapita da Boko Haram in Nigeria in quanto cristiana, venduta coma schiava sessuale, rimasta incinta a causa di alcune violenze, viene rilasciata, torna dalla famiglia e la famiglia stessa la rigetta”. “I traumi per queste povere donne - evidenzia - sono enormi!”.
Rinuncia forzata ad affidamento dei figli
Nel Report di Porte Aperte/Open Doors si sottolinea anche che degli Stati osservati, il 35 per cento ha accennato al divorzio forzato mentre il 31 per cento ha fatto menzione alla rinuncia coercitiva all’affidamento dei figli per le donne cristiane. “Il divorzio forzato avviene in quanto la donna in alcuni casi si converte al cristianesimo e questo crea una reazione nella famiglia. Ricordiamoci che spesso si tratta di società comunitarie, dove la famiglia è molto importante, è centrale nella vita sociale, meno individualistiche rispetto alla nostra, e si arriva proprio al rigetto della donna fino al divorzio forzato”, sottolinea il direttore spiegando che “in società come queste il divorzio per una donna significa innanzitutto perdere anche i figli”. Un “dolore atroce” che si accompagna anche alla perdita della sicurezza economica, “perché - ricorda - l’accesso spesso al mondo del lavoro è molto complesso in queste società”.
Matrimoni forzati
Ma oltre al divorzio forzato, capovolgendo la prospettiva, Nani si sofferma anche sul dramma dei matrimoni forzati, quindi di donne che vengono rapite dalla famiglia cristiana o donne che si convertono al cristianesimo e vengono forzatamente date in sposa “perché questo dovrebbe teoricamente riportarle nella ‘retta via’”. Situazioni che si verificano in società spesso rurali. “Leggevo alcuni giorni fa che proprio la violenza sessuale rimane purtroppo uno dei crimini meno denunciati a livello mondiale” conclude Nani notando come sia incredibile quanto stia succedendo alle donne e quanto possano essere vulnerabili in alcune società.
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