Siria. Nuovi bombardamenti a Idlib uccidono 3 bambini
Barbara Castelli – Città del Vaticano
“La situazione è veramente drammatica: dopo otto anni di guerra e tanti annunci sulla fine di questo conflitto in Siria possiamo dire che la guerra c’è ancora, visto che ieri ha ucciso altri tre bambini”. Con queste parole Filippo Ungaro, direttore della comunicazione di Save the Children, commenta la nuova ondata di bombardamenti che negli ultimi giorni ha colpito infrastrutture e campi per gli sfollati a Idlib, nel nord-ovest della Siria, mettendo in fuga migliaia di persone. “La gente”, prosegue, “fa avanti e indietro: scappa dalle proprie abitazioni in cerca di un luogo sicuro durante la notte per poi ritornare, durante il giorno, a vedere cosa è rimasto in piedi”.
I tre bambini che hanno perso la vita – spiega, in un comunicato, Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro – si trovavano nella loro tenda a Khan Sheikhoun, dove avevano trovato rifugio dopo che le bombe hanno colpito la loro scuola. Anche un’altra scuola nella stessa area è stata colpita dai raid ed entrambe le strutture hanno subito gravi danni e pertanto sono state chiuse. A Saraquib, inoltre, una terza scuola ha dovuto sospendere le attività a causa dei bombardamenti nelle immediate vicinanze. Le tre scuole, tutte supportate da partner locali di Save the Children, ospitavano più di 500 bambini e bambine che in questo momento sono, quindi, tagliati fuori dall’opportunità di studiare.
I bambini depredati dell’infanzia e di un futuro
In tutta la Siria, riferisce l’Organizzazione, oltre 2 milioni di bambini non vanno a scuola e 1,3 milioni sono ad alto rischio di abbandono scolastico. Una scuola su tre, inoltre, è stata distrutta o danneggiata in seguito ai bombardamenti. “Sono numeri alti, troppo alti – denuncia Filippo Ungaro – oltre alla morte, per questi bambini c’è la negazione di un futuro: non solo è stato distrutto un Paese, ma è stato distrutto il futuro di questi ragazzi che non possono più andare a scuola”.
“Stop alla guerra sui bambini”
In occasione del suo centenario, Save the Children ha lanciato la campagna “Stop alla guerra sui bambini”, per tenere alta l’attenzione sul deteriorarsi delle condizioni di vita dei bambini nelle tante aree di conflitto e chiedere alle parti coinvolte di rispettare la legge umanitaria internazionale. Ad oggi l’Organizzazione ha garantito supporto a 3,1 milioni di persone, tra cui 2 milioni di bambini, grazie ai suoi interventi in materia di salute e igiene, nutrizione, protezione e supporto psicosociale, educazione per i bambini e accesso ad attività generatrici di reddito per gli adulti. “Il nostro obiettivo è far rispettare il diritto internazionale e i diritti dell’infanzia”: spiega ancora il direttore della comunicazione di Save the Children, precisando che con questa campagna è stato presentato anche un rapporto. Gli ultimi dati disponibili, sottolinea, ci riferiscono che nel 2017 “c’è stato il più alto numero delle violazioni dei diritti dell’infanzia nei paesi in guerra”. “E quando parliamo di violazione dei diritti dell’infanzia – prosegue – parliamo di uccisioni e mutilazioni, del reclutamento dei bambini soldato, di violenza sessuale, della negazione all’accesso degli aiuti umanitari e, infine, appunto di attacchi agli ospedali e alle scuole”. “Noi chiediamo che i bambini vengano protetti – conclude Filippo Ungaro – perché i bambini sono il futuro del mondo, non possiamo semplicemente annientarli con le bombe e con le guerre”.
Una spirale infinita di violenza
E’ salito, intanto, ad almeno 15 morti il bilancio dell’esplosione avvenuta stamani vicino a un mercato nel centro di Jisr al Shughour, nella Siria nordoccidentale. A causare la deflagrazione sarebbe stata un’autobomba.
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