Venezuela: Assemblea nazionale costituente revoca immunità a Guaidò
Matteo Petri – Città del Vaticano
Incriminazione e immunità revocata per Juan Guaidò, il presidente del Parlamento venezuelano che oltre due mesi fa ha assunto la carica di presidente ad interim del Venezuela. Lo ha deciso l'Assemblea nazionale costituente, organismo diretta emanazione di Nicolas Maduro, con un decreto approvato ieri sera con cui si autorizzano l'incriminazione e la revoca dell'immunità per Guaidò. La decisione è stata adottata su proposta del Tribunale supremo di giustizia (Tsj), che ha accusato Guaidò di aver trasgredito il divieto impostogli dalle autorità di lasciare il Paese. "E’ formalmente autorizzata la prosecuzione del processo nei confronti del cittadino Juan Guaidò, in modo che la giustizia, d'accordo con la Costituzione e le leggi, possa incaricarsi di applicare i meccanismi previsti nei diversi codici di procedura penale". Così il resoconto del dibattito che ha autorizzato la misura. Per il presidente della Anc, Diosdado Cabello, "Juan Guaidò è il nulla e si muove con atteggiamento di sfida, ma oggi sono felici i partiti che non fanno parte del suo gruppo perché gli stiamo revocando l'immunità – e ha poi concluso - noi ora stiamo agendo in base alla Costituzione". Il presidente dell’Assemblea venezuelana da adesso può teoricamente essere arrestato in qualsiasi momento.
La risposta di Guaidò: nel provvedimento manca la parola ‘revoca’
"Se il regime osa rapirmi e compiere un golpe, ne risponderemo con la forza. Abbiamo già parlato con i leader del mondo – ha così risposto Guaidò apprendendo la notizia -. Gli usurpatori non vorranno mettere alla prova la determinazione della comunità internazionale”. "L'illegittima Assemblea nazionale costituente (Anc) non ha avuto coraggio di specificare la parola 'revoca' (dell’immunità n.d.r.) nel decreto approvato in serata". Ha dichiarato Guaidò al quotidiano El Nacional, sostenendo che "continuano a sbagliarsi quando chiedono il plotone di esecuzione, se non hanno nemmeno il coraggio a mettere la parola 'revoca' nel decreto". "Dicono una cosa e poi cambiano la denominazione nel decreto costituzionale perché hanno paura – ha spiegato Guaidò ai cronisti -. Pensano che tirando giù un decreto sfuggiranno alla responsabilità storica che hanno in questo momento".
Guaidò ostenta sicurezza e parla di un piano già pronto nel caso scattasse il suo arresto
“Mi hanno sequestrato il 13 gennaio, e sono ancora qui. Mi hanno detto che mi avrebbero messo in manette, e sono ancora qui. Ieri hanno inviato paramilitari a spararci, e sono sempre qui, ma nel caso ipotetico che il regime mi sequestrasse esiste una 'Road Map' che prevede le azioni da portare avanti – ha concluso Guaidò -. Tutte le carte sono sul tavolo compresa l'ipotesi di invocare l'articolo 187 della Costituzione (che prevede come forma di cooperazione l'invio di forze militari straniere nel Paese n.d.r.), ma sappiamo che questo dipende dai nostri alleati. A noi spetta mantenerci uniti e in mobilitazione permanente".
Venezuelani forzano il posto di blocco alla frontiera con la Colombia
Alcuni cittadini venezuelani hanno forzato il posto di blocco della Guardia nazionale venezuelana posto sul Ponte internazionale Simon Bolivar, alla frontiera con la Colombia, per poter attraversare il ponte e passare in territorio colombiano. Secondo quanto riferito dal sito del quotidiano El Nacional, l'innalzamento del livello del fiume Tachira ha costretto i venezuelani ad abbandonare i sentieri irregolari per arrivare in Colombia e li ha spinti a provare ad attraversare il ponte, nonostante la presenza dei funzionari delle forze di sicurezza. In alcune immagini condivise dalla deputata venezuelana Gaby Arellano, è possibile vedere le persone che attraversano il confine passando sul ponte, alcuni dei quali camminando sui container che le autorità venezuelane hanno posizionato sulla struttura per impedire l'ingresso degli aiuti umanitari dalla Colombia. Intanto la Conferenza episcopale venezuelana (Cev) ha chiesto oggi al governo del Presidente Nicolas Maduro di trovare soluzioni per far fronte all'emergenza esistente provocata dalla mancanza di energia elettrica e acqua.
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