Venezuela: richiesta la revoca dell’immunità parlamentare per Guaidò

Nel Paese centroamericano potrebbe avvicinarsi l’arresto per Juan Guaidò, che dallo scorso 23 gennaio ha assunto la carica di presidente ad interim. Il Tribunale supremo ha chiesto infatti all’Assemblea nazionale costituente, diretta emanazione di Maduro, la revoca dell’immunità. Intanto tra blackout e saccheggi per fame, si aggrava la situazione per la popolazione

Matteo Petri – Città del Vaticano

Non si placa la crisi venezuelana. Il presidente del Tribunale supremo di giustizia (Tsj), Maikel Moreno, ha chiesto all’Assemblea nazionale costituente, organismo emanazione di Maduro, di revocare l’immunità parlamentare a Juan Guaidò, il deputato che da oltre due mesi ha assunto la carica di presidente ad interim. La richiesta è stata motivata dal fatto che Guaidò, che è stato riconosciuto come legittimo Presidente da 50 Paesi, non avrebbe rispettato l’ordine di restare in Venezuela e di non recarsi all’estero. Questa decisione potrebbe aprire la strada all’arresto e alla detenzione di Guaidò. Intanto il presidente dell’Assemblea venezuelana, ieri durante un comizio a San Bernardino ha detto di “non essere preoccupato” per la richiesta del Tribunale supremo. “Non dubitate comunque del fatto che mi vogliano mettere in carcere”, ha aggiunto davanti a un gruppo di sostenitori.

Le nuove manifestazioni del 6 aprile

Nello Stato latinoamericano il 6 aprile sarà una giornata chiave; si terranno infatti due importanti manifestazioni. Come da due mesi a questa parte si fronteggeranno le due fazioni. Diosdato Cabello, presidente dell’Assemblea nazionale costituente, voluta da Maduro, e vicepresidente del Partito socialista unito del Venezuela, ha annunciato per sabato prossimo su tutto il territorio nazionale una mobilitazione “in difesa della sovranità e contro l’imperialismo” e in risposta a lui, contro il partito di governo, Guaidò ha proclamato lo stesso giorno l’ “Operazione Libertad” una protesta nazionale che, secondo gli organizzatori, potrebbe giungere fino al palazzo presidenziale di Miraflores.

Proseguono i blackout e le difficoltà in tutto il Paese

“E’ una necessità e un diritto protestare per la mancanza dei servizi di base. Non informare per le interruzioni di corrente è un delitto. Reprimere è un peccato – così il card. Baltazar Porras, amministratore apostolico di Caracas e arcivescovo di Mérida –. La speranza non è strappata via dal cuore a causa della forza bruta”. Ieri la giornata era iniziata con nuovi blackout in quasi tutto il Paese provocando proteste di piazza in varie città. La metropolitana di Caracas è stata chiusa per tutto il giorno e ci sono zone dove la luce manca da 150 ore. Oltre all’energia elettrica, scarseggiano le riserve d’acqua, di cibo e i generi di prima necessità. Nicolas Maduro ha sostituito il ministro dell’energia elettrica Dominguez con Igor Gavidia, un esperto in materia energetica a cui è stata affidata anche la presidenza della compagnia elettrica pubblica Corpolec. L’esecutivo del Presidente Maduro continua intanto ad attribuire i blackout ad attacchi dell’opposizione.
Sabato scorso a Caracas l’arcidiocesi ha denunciato le ostilità di alcune forze paramilitari che hanno impedito di dare vita alla “olla comunitaria”, la distribuzione di generi alimentari alla parrocchia della Vergine di Chiquinquirà. Gli ‘efectivos’, fedeli a Nicolas Maduro hanno sequestrato la cisterna che portava l’acqua necessaria per cuocere gli alimenti impedendo così che venissero distribuiti a circa 500 persone che si erano recate sul posto.

Maracaibo è la città più colpita

“Viviamo realmente una situazione di calamità. E’ una vera tragedia – così mons. Azulaje all’Agenzia Sir, presidente della conferenza episcopale venezuelana e della Caritas latinoamericana – Maraibo, primo centro petrolifero del Paese è la città che soffre maggiormente la crisi energetica. I primi cinque giorni di blackout hanno provocato la mancanza d’acqua, il deterioramento degli alimenti deperibili, il mancato funzionamento del trasporto pubblico e varie vittime negli ospedali, a causa del mancato funzionamento degli impianti ausiliari”. “A queste gravi problematiche si aggiungono – spiega il presidente Azulaje al Sir – i danni dovuti al saccheggio sistematico dei negozi. A causa della fame, bambini e anziani hanno deciso di irrompere violentemente nei negozi.  Qui l’irrazionalità ha avuto la meglio sull’etica e il rispetto delle regole”. “Il governo è responsabile per la violazione diffusa dei diritti umani. Da una parte reprime il popolo, gli studenti e i professori universitari, dall’altra non garantisce l’acqua, l’elettricità e i servizi pubblici minimi – lo ha detto David Gòmez Gamboa, direttore generale di Aula Aliberta, un’organizzazione che si batte per il rispetto e la promozione dei diritti umani in ambito universitario, e coordinatore della Commissione diritti umani dell’Università del Zulia - . E’ davvero drammatica la situazione che stiamo vivendo. Già da quattro anni a Maracaibo la mancanza di corrente si verifica quasi ogni giorno per quattro o cinque ore. Adesso però il fenomeno si è esteso e generalizzato. Quel poco che c’è da mangiare per i pasti, si deteriora senza frigorifero e non abbiamo linea telefonica né internet”

 

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02 aprile 2019, 12:25