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Venezuela: sostegno dei vescovi alle proteste

Scontri e proteste in tutto il Paese sabato scorso per l’Operazione Libertad, lanciata da Juan Guaidò. Maduro dal canto suo non cede e rilancia la road map con tre Paesi latinoamericani. I vescovi in sostegno della popolazione, chiedono la fine delle violenze

Matteo Petri – Città del Vaticano

Non si placano i contrasti tra Washington e Caracas in una continua lotta di dichiarazioni sullo sfondo della difficile situazione venezuelana. “Maduro farebbe bene ad accettare l’offerta di amnistia fattagli da Juan Guaidò e ad ascoltare le voci prevalenti del popolo venezuelano. Il Venezuela ha bisogno di una transizione democratica che contribuisca alla ricostruzione nazionale”, così John Bolton, consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense con un tweet. Anche stavolta è arrivata pronta la risposta di Nicolas Maduro che, ricevendo nel Palazzo di Miraflores i rappresentanti della marcia organizzata in suo sostegno, ha rilanciato il Meccanismo di Montevideo “al fine di stimolare un tavolo negoziale fra i diversi settori politici del Paese”. “Il Venezuela chiede sostegno a Messico, Uruguay e Bolivia per un grande dialogo di pace fra venezuelani. Ribadisco – ha riferito Maduro all’agenzia di stampa Ayn – tutto il mio appoggio e tutta la volontà di cercare una via di dialogo e di negoziato per il bene del Venezuela”. "Il Meccanismo di Montevideo è l'iniziativa più sincera e rigorosa che sia stata proposta", ha twittato a poche ore di distanza il ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza. Il Meccanismo è un’iniziativa dei tre governi (uruguayano, messicano e venezuelano), presentata nel febbraio scorso, che prevede una road map al fine di raggiungere un accordo graduale tra le parti in conflitto.

Repressioni e numerosi arresti alla manifestazione di sabato scorso

Gravi momenti ed episodi di repressione da parte della Guardia nazionale e dei colectivos fedeli a Maduro hanno caratterizzato le manifestazioni di protesta contro di lui e in sostegno di Juan Guaidò, il Presidente dell’Assemblea Venezuelana che oltre due mesi fa ha assunto l’incarico di Presidente ad interim. Numerosissime persone sono scese in piazza in tutto il Paese sabato scorso, tante le presenze nello stato nordoccidentale del Zulia e nella sua capitale Maracaibo. Qui le manifestazioni di sabato scorso sono state represse nel modo più violento. Si è parlato di 200 arresti, il Foro penale ha denunciato 16 detenzioni di politici dell’opposizione, tra cui due deputate, poi liberate.
Le proteste si sono svolte in 358 punti del Paese e hanno rappresentato il primo momento della cosiddetta Operazione libertà lanciata da Guaidó, che consiste nel creare, in tutto il Venezuela, migliaia di comitati di liberazione. “Pensavano che parlando di inabilitazione e della mia immunità cominciassimo ad avere paura. Pensavano che ci abituassimo a vivere senza luce e senza gas, invece Miraflores (la residenza di Maduro, n.d.r.) trema perché siamo nelle strade”, ha detto Guaidò, il quale ha rivolto un duro attacco a Cuba, accusata di finanziare e armare i gruppi paramilitari che provocano terrore nel Paese, annunciando che cesseranno i rifornimenti di petrolio al Paese caraibico. “Maduro, dal canto suo – ha concluso Guaidò - mentre chiedeva a Messico, Uruguay e Bolivia di riprendere i loro sforzi per arrivare a una soluzione pacifica della crisi, ha intensificato la repressione”.

La situazione rimane molto grave in tutto il Paese

Continua a essere Maracaibo la città che in Venezuela soffre maggiormente per la repressione governativa e la situazione economica e sociale. Nella capitale del Zulia e nel resto dello Stato i razionamenti del Governo costringono la popolazione a vivere con quattro o cinque ore di luce e corrente elettrica al giorno, dopo gli estenuanti blackout delle scorse settimane. Per padre José Andrés Bravo, direttore del centro diocesano di Studi di dottrina sociale e docente all’Università Cattolica Cecilio Acosta di Maracaibo “il regime, non sapendo rispondere con razionalità e con soluzioni valide ai problemi sollevati dal popolo, risponde con la crudele repressione. Sabato nel Zulia è stata brutale, ma anche in altre zone del Paese. La gente non sa come difendersi, vuole solo manifestare la sua opposizione a una dittatura usurpatrice e chiede la cessazione della repressione, per andare verso la costituzione di un nuovo governo di transizione e poi a elezioni libere e trasparenti”. “Questo è il sogno, la ragione per la quale lottiamo con sacrifici – ha proseguito padre José Andrés Bravo - Se il regime risponde con la violenta repressione, vuol dire che è in difficoltà, è indebolito e che la sua sconfitta è vicina. Come cristiani dobbiamo, pur rischiando, alzare le nostre voci per denunciare e annunciare, ispirati dal Vangelo di Gesù e orientati dalla Dottrina sociale, per dare motivazioni alla lotta di liberazione del nostro popolo venezuelano”.

Il sostegno dei vescovi venezuelani alle proteste

I vescovi del Paese hanno fatto sentire in questo fine settimana la loro voce a fianco del popolo venezuelano, in varie modalità. “Cosa resta alla popolazione? Opporsi a quello che pretende di essere presentato come legge o come ordine pubblico -. Ha spiegato l’amministratore apostolico di Caracas e arcivescovo di Mérida, card. Balzazar Porras con un intervento pubblicato sul sito dell’agenzia spagnola Religión Digital – Alla popolazione resta la disobbedienza civile, ovvero l’opposizione a una legge o a un comportamento ingiusto o eccessivo, al quale non si può obbedire”. “La Via Crucis della speranza. La forza dell’amore di Dio trasforma e apre cammini di libertà e democrazia. L’oscurità e la morte sono sconfitte dalla forza del bene. Un cambiamento pacifico è possibile solo con valori trascendenti”, ha aggiunto il cardinale con un tweet.
“Il popolo anela la luce, acqua potabile, legittimità, un governo per il bene comune, pace e armonia. Il popolo è castigato perché protesta per i suoi diritti fondamentali”, così Mons. Fernando José Castro Aguayo, vescovo di Margarita (Stato di Sucre), con un messaggio in cui denuncia i blackout e la situazione insostenibile della sua popolazione. “I ragazzi del mio popolo – ha spiegato il presule - non vanno a scuola, non si possono lavare, non hanno la possibilità di spostarsi. E i colectivos armati sono il segno di uno Stato fallito e oppressore, che ha dimenticato il “bene comune, impegnandosi piuttosto a rafforzare il male comune”.

Sostegno alla popolazione e ai bambini anche dall’Unicef

In risposta alle ripetute interruzioni di corrente elettrica che colpiscono gran parte del Venezuela, l’Unicef e i suoi partner stanno rafforzando i servizi essenziali per i bambini e le famiglie vulnerabili attraverso la fornitura di fonti di alimentazione e forniture di emergenza. Lo rende noto in un comunicato l’organo dell’Onu dove si specifica i destinatari dei generatori forniti per garantire la continua disponibilità di energia elettrica per l’assistenza pediatrica, le sale parto e la conservazione della catena del freddo dei vaccini nei principali ospedali del Paese. I generatori sono stati distribuiti in coordinamento con il Ministero del Potere Popolare per la Salute e Corposalud Táchira e andranno a beneficio di più di 24mila bambini. “L’Unicef è anche preoccupato per l’impatto dei blackout sulla disponibilità di acqua potabile”, si legge in una nota diffusa dall’Organizzazione. Così per aiutare le famiglie a prepararsi a qualsiasi eventuale mancanza di approvvigionamento idrico, assieme ai suoi partner – tra cui la Croce Rossa, Cáritas, Protezione Civile Miranda e Protezione Civile Táchira – ha già distribuito compresse per la depurazione dell’acqua a più di 12.000 famiglie e sali per la reidratazione orale a 4.200 famiglie. I partner hanno anche installato serbatoi d’acqua per garantire una fornitura idrica sicura per i servizi pediatrici e materni in alcuni ospedali.

In corso la visita del presidente della Croce Rossa Internazionale

Intanto il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc), lo svizzero Peter Maurer, sarà fino a mercoledì, 10 aprile, in visita in Venezuela per verificare le carenze di cui soffre la popolazione. In un tweet precedente alla sua partenza, Maurer ha spiegato che il Comitato internazionale della Croce Rossa "resta estremamente preoccupata circa il benessere dei venezuelani, che mancano di servizi basici". Da parte sua in un comunicato il Comitato ha reso noto che "Maurer controllerà le attività dell'Icrc nel Paese, parlerà con la gente colpita dalla violenza armata e si riunirà con autorità, membri della società civile e partner della Croce rossa”. Durante la sua visita Maurer riaffermerà l'impegno della Croce Rossa con la popolazione del Venezuela, seguendo la crescita delle operazioni della sua organizzazione nel Paese. Nel comunicato si legge la preoccupazione della Croce Rossa per il severo impatto che l'attuale situazione ha sui venezuelani, particolarmente con quelli che mancano di accesso ai servizi di base come i migranti e membri delle loro famiglie più in difficoltà. In questo ambito, il presidente della Federazione internazionale della Croce rossa, Francesco Rocca, ha annunciato il 29 marzo scorso l'avvio entro la metà di aprile di un’operazione in collaborazione con la Chiesa cattolica, per raggiungere con aiuti umanitari, 650mila venezuelani.
 

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08 aprile 2019, 13:37