Volontari per dono, da 50 anni accanto ai malati di leucemia
Roberta Gisotti – Città del Vaticano
“Dalla vocazione del dono all’esigenza della formazione”: nel 50mo dalla fondazione l’Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma vuole celebrare il ruolo insostituibile del volontariato in tutte le attività portate avanti, dal 1969 ad oggi, accanto ai malati e a favore della ricerca.
Storie di malati coraggiosi e volontari discreti
Il libro “La scelta volontaria” della giornalista siciliana Alessandra Turrisi, edito San Paolo, ripercorre la storia dell’Ail di Palermo, attraverso le vicende - raccolte in 25 anni - di malati coraggiosi e di volontari, competenti e discreti, “capaci – sottolinea l’autrice - di tenere per mano la sofferenza e alleviarla senza invadenza, con amore e professionalità”. Racconti di “chi ha superato la sfida della malattia ed è rimasto ad aiutare gli altri, di donne che curano come fosse casa propria il centro di accoglienza per i pazienti fuorisede, di ragazze che sono riuscite a guarire ed avere figli”.
110 mila pazienti e famiglie sostenuti
Oggi l’Ail vanta di avere sostenuto oltre 110 mila pazienti e familiari, in 81 centri sparsi in 20 regioni, con 35 case di accoglienza per malati fuori sede e 42 sezioni che offrono cure domiciliari, con il sostegno di 20 mila volontari, il cui “lavoro straordinario è stato e sarà sempre veramente strumentale per il successo dell’associazione”, come spiega il prof. Sergio Amadori, ematologo, presidente nazionale dell’Ail.
R. - Un lavoro che li porta a condividere con il paziente e la sua famiglia le difficoltà di una malattia come quella tumorale del sangue e le difficoltà dei trattamenti… Vogliamo che i nostri volontari continuino in quest’opera perché è stata l’attività centrale, che ha consentito ad Ail di crescere così tanto in questi 50 anni. Assolutamente, senza di loro tutta l’attività di Ail, quello che Ail è riuscito a ottenere fino ad oggi, non sarebbe stato così importante. Papa Francesco quando ci ha ricevuti nell’Aula Paolo VI il 2 marzo, ha accolto il popolo dell’Ail, ha detto che i volontari che si fanno prossimi del prossimo sofferente, veramente, sono il valore aggiunto di qualunque associazione che si prende cura di chi soffre per queste patologie.
Volontariato non è però improvvisazione, serve preparazione.
R. - Sì, fare il volontario in un settore come quello delle malattie tumorali, in particolare, per quello che ci riguarda, i tumori del sangue, è un’attività molto pesante, non solo sul piano fisico ma soprattutto sul piano psicologico. Quindi crediamo che ci sia bisogno di aiutare i nostri volontari a svolgere al meglio il loro lavoro quotidiano, attraverso precisi percorsi di formazione, che possono consentire a loro di armonizzare al meglio il loro dono gratuito con il peso che grava sulle spalle di un paziente e di una famiglia. Questo è un aspetto importante e noi vorremmo implementarlo nel prossimo futuro, attraverso una possibile formazione organica nell’ambito di una “Scuola di volontariato Ail”, cioè una scuola dove i nostri volontari possano trovare quelle informazioni, quella competenza, che venga loro erogata da specialisti del settore, da psicologi, per esempio, che sono figure fondamentali, in modo che anche nel lavoro quotidiano di donazione di parte della loro vita a favore di chi soffre, possano essere armati di una preparazione ottimale per svolgere al meglio questo tipo di attività.
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