Report WWF: l'Italia deve all'Europa norme e sensibilità ambientali
Adriana Masotti - Città del Vaticano
La presentazione del report nella sede nazionale del WWF a Roma alla presenza di esponenti di quasi tutte le forze politiche per richiamarle all’attenzione nei confronti dell’ambiente, in vista delle elezioni europee del 26 maggio, e ricordare loro come si stia discutendo in tutto il mondo di un nuovo Global Deal post 2020 che integri le politiche di sostenibilità con quelle climatico-energetiche e per la tutela della biodiversità all’orizzonte del 2030.
L'Unione europea nei confronti dell'ambiente
La premessa che emerge dal dossier è chiara: l’80% delle norme ambientali italiane, che hanno migliorato la vita dei suoi abitanti, derivano dall' Unione europea. Ed è altrettanto chiaro il richiamo al mondo politico italiano perché il Bel Paese condivida con maggiore convinzione le norme e gli standard ambientali comunitari che possono aiutarlo ad essere più competitivo su scala globale. Si legge nell’introduzione al report: "L’Unione europea è l’istituzione che al mondo ha più correttamente colto il concetto di sviluppo sostenibile e le indicazioni per attuarlo deliberate a Rio de Janeiro nel 1992 sotto l’egida delle Nazioni Unite. E’ poi il continente che maggiormente si è interrogato sul proprio modello economico, sulla capacità della sua tenuta rispetto alla dimensione dei drammatici problemi ambientali globali. “Non bisogna però dare nulla per acquisito e rafforzare e rinnovare il ruolo dell’Europa contro il cambiamento climatico e il degrado ambientale”, ha dichiarato Gaetano Benedetto, direttore generale WWF Italia.
I vantaggi dell'economia rispettosa della natura
Guardando all'Italia, il dossier indica i punti di debolezza nella gestione dei rifiuti, delle acque interne e marine, nella qualità dell’aria e nella tutela degli ecosistemi. Attualmente sono 17 le procedure d’infrazione aperte nei confronti di Roma, 43 le istruttorie e 548 i milioni di euro pagati per multe europee per il mancato rispetto della normativa comunitaria, dei quali più di 204 milioni per le discariche abusive, oltre 151 per la gestione dei rifiuti in Campania e 25 per il mancato trattamento delle acque reflue urbane. Il report sottolinea anche i vantaggi economico-sociali dell’economia rispettosa dell’ambiente: in Europa i posti di lavoro verdi hanno registrato infatti una crescita dal 2000 al 2015 di ben 7 volte superiore a quella del resto dell’economia. In questo periodo di crisi, gli elevati standard ambientali europei possono costituire dunque un vantaggio competitivo per lo stesso rilancio economico italiano.
Le norme ambientali italiane
Tanta strada è stata fatta nella Penisola, dal punto di vista della normativa ambientale, dal lontano 1939 quando venne emanata la prima legge nazionale sulle bellezze naturali. Da allora, si legge nel report, "quasi tutta la produzione normativa è avvenuta sulla spinta di direttive europee e convenzioni internazionali, ma anche di disastri di grandi proporzioni che hanno messo in luce come la problematica ambientale non poteva essere confinabile a un singolo Stato, ma doveva essere affrontata anche a livello sovranazionale. Così, se fino al 1960 gli atti emanati, che nel titolo si riferiscono all’ambiente, erano solo cinque, diventano 77 nel 1990 per poi arrivare ai circa 200 dei nostri giorni".
I 10 suggerimenti del WWF alle forze politiche
In vista delle prossime elezioni europee, il WWF Italia si rivolge perciò ai partiti in lizza per il rinnovo del Parlamento europeo chiedendo loro di attuare dieci mosse, in altrettanti settori, per mettere l’Italia al passo con l’Europa. Nel dossier le si elenca punto per punto:
1. Dare “concretezza alla Strategia per lo Sviluppo sostenibile e introdurre indicatori di impatto ambientale nella contabilità nazionale, territoriale e di impresa che includano il capitale naturale, oltre che recepire al più presto la nuova Direttiva per il bando di 10 oggetti fatti con plastica monouso, visto che l’Italia ha un elevata quota di riciclo, ma il 40% della plastica finisce ancora nei termovalorizzatori e il 16,5% in discarica.
2. Dotarsi di un Piano Nazionale Energia e Clima che faccia scelte chiare su fonti rinnovabili, efficienza e risparmio energetico e confermi l’uscita dal carbone entro il 2025.
3. Rilanciare la Strategia Nazionale per la Biodiversità, puntando su una migliore governance dei parchi nazionale e regionali, tenendo presente che l’Italia ha il primato in Europa per la ricchezza della sua biodiversità nelle specie animali e vegetali.
4. Tutelare meglio i mari attuando pienamente la Strategia Marina Nazionale, incrementando il numero dei Siti di Interesse Comunitario marini e rafforzando il numero e il ruolo delle aree marine protette.
5. Porre fine al sovrasfruttamento degli stock ittici utilizzando virtuosamente i Fondi europei per la pesca e contrastando la pesca illegale.
6. Sostenere una riforma della Politica Agricola Comune post 2020 che assicuri eco-schemi obbligatori per gli Stati membri, destinando ad essi il 30% delle risorse disponibili.
7. Favorire un’agricoltura pulita approvando un nuovo Piano d’Azione Nazionale Pesticidi che indichi severe regole per il loro uso e distanze minime obbligatorie di sicurezza dalle abitazioni e dalle colture biologiche.
8. Perseguire seriamente l’obiettivo, stabilito dalla Direttiva Quadro Acque, per il conseguimento del buono stato ecologico delle acque entro il 2025, visto che solo il 43% dei quasi 7.500 fiumi italiani monitorati è in buono stato di salute, e solo il 20% dei 247 laghi esaminati.
9. Stabilire una Strategia pluriennale a sostegno dell’economia circolare che punti all’innovazione dei processi produttivi e alla responsabilizzazione del consumatore, visto che l'Italia è in difetto sulla raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici, e sulla raccolta e trattamento della frazione organica.
10. Rilanciare le iniziative che favoriscono la “fine dei rifiuti” e introdurre forme di responsabilità estesa del produttore utilizzando anche la leva fiscale per penalizzare l’uso inefficiente di materiali e di energia.
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