Yemen: veto di Trump su disimpegno richiesto dal Congresso Usa
Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Il Congresso aveva applicato il War Powers Act del 1973, legge che riconosce ai parlamentari il diritto di decidere se, quando e dove coinvolgere l’esercito americano in un conflitto militare. Alla Camera la mozione era passata con 247 sì e 175 no, al Senato con 54 voti a favore e 46 contrari. La maggioranza, dunque, si era espressa chiaramente, ma non abbastanza per impedire il veto della Casa Bianca. Per farlo, infatti, sarebbero serviti i due terzi dei parlamentari, dinanzi ai quali Trump non avrebbe potuto rovesciare la decisione del Congresso.
“Tentativo pericoloso di indebolire i miei poteri costituzionali”
I media americani avevano ampiamente pronosticato una simile decisione del Presidente americano. Difficile infatti pensare che il titolare della Casa Bianca potesse incrinare l’alleanza con l’Arabia Saudita. “La risoluzione è un tentativo non necessario e pericoloso di indebolire i miei poteri costituzionali – ha scritto Trump nel messaggio che accompagna il veto – mettendo in pericolo le vite dei cittadini americani e dei coraggiosi membri dei servizi, oggi e in futuro”. Gli Stati Uniti dunque continuano il loro impegno militare in Yemen, dal supporto logistico all’esportazione di armi, iniziato con la presidenza Obama.
“L’avvio del processo di pace di dicembre è saltato”
“Il conflitto continua, l’avvio del processo di pace dello scorso dicembre è bellamente saltato e tutte le parti hanno ripreso le loro attività, al momento la speranza di una fine del conflitto è remota”. A dirlo ai microfoni di Radio Vaticana Italia è Giuseppe Dentice, ricercatore dell’Ispi esperto di Yemen. “Quanto successo negli Usa ieri è la conferma di una situazione di contrasto dal punto di vista interno americano – afferma Dentice – ed il Congresso non ha mai digerito il tentativo saudita di presentare lo Yemen come una minaccia per gli Stati Uniti in termini terroristici”. “Una guerra – conclude lo studioso dell’Ispi – troppo spesso e volutamente dimenticata, anche perché gli americani non intendono entrare in aperto conflitto con l’Arabia Saudita”.
La crisi umanitaria
Almeno venti milioni di persone nello Yemen hanno estremo bisogno di assistenza umanitaria. Gli aiuti internazionali si moltiplicano, ma senza una soluzione politica l’agonia di un intero popolo appare ancora lunga e particolarmente drammatica. Un gran numero di yemeniti non sono in grado di soddisfare i minimi fabbisogni alimentari, che corrispondono alle fasi 3 (Crisi) e 4 (Emergenza) della Classificazione Integrate IPC Acute Food Insecurity, un’iniziativa di più agenzie, tra cui la Fao, per consentire la misurazione dell’insicurezza alimentare in un Paese e compararla con altri Stati attraverso un insieme di strumenti standardizzati. Circa 250.000 persone sopravvivono a malapena o si trovano nella fase 5, ossia in una "situazione catastrofica". Tutto ciò comporta un tasso di mortalità sempre più elevato.
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