Carcere Manaus. Padre Poli: un sistema che castiga e uccide
Matteo Petri – Città del Vaticano
È attualmente di 55 vittime, ma potrebbe anche salire il bilancio degli scontri avvenuti in quattro carceri dello stato brasiliano di Amazonas tra domenica e lunedì scorso. A lanciare l’allarme è la Pastorale penitenziaria brasiliana, in forte apprensione per quanto avvenuto nelle ultime ore.
Responsabilità dello Stato
“Negli ultimi 4 giorni abbiamo assistito a un massacro risultato di una detenzione di massa, trascuratezza nei confronti di vite di scartati e avidità di alcune compagnie private – spiega a Vatican News padre Giovanni Poli, coordinatore della Pastorale nazionale di Amazonas e membro della pastorale carceraria di Manaus - lo Stato brasiliano ha le sue colpe”. Secondo padre Poli "queste morti non avvengono a causa delle tanto sbandierate lotte tra fazioni, questa è una narrativa infida - afferma il religioso - che trasforma parte della popolazione carceraria in responsabile per episodi che in realtà sono le conseguenze inevitabili di un sistema carcerario la cui funzione principale è la produzione di dolore, sofferenza e morte”.
Le cause dei decessi
Secondo la Segreteria dell'Amministrazione Penitenziaria dell'Amazzonia, gli scontri sarebbero scoppiati durante un'ispezione delle forze di sicurezza nelle carceri e a scatenarli sarebbe stata la rivalità tra bande. Le autorità riferiscono anche che gran parte delle vittime presenta segni di strangolamento e asfissia. Quattro degli uomini uccisi erano detenuti al carcere Compaj, lo stesso dove all’inizio del 2017 morirono 56 persone nel corso di una ribellione durata più 15 ore.
I motivi profondi di questi decessi
"Il motivo più profondo però è un altro, cioè la struttura carceraria brasiliana. Qui ci sono Istituti penitenziari super affollati in cui nessuno si preoccupa del riscatto personale, del fine riabilitativo, che invece la pena dovrebbe avere - spiega ancora padre Giovanni Poli -. Non esiste una visione alternativa al modello meramente punitivo, di castigo. Il sistema carcerario brasiliano non redime la persona, non migliora i rapporti nella società, non riesce ad essere un deterrente; il sistema carcerario brasiliano mira soltanto a punire, castigare e uccidere”.
La risposta del Ministero della Giustizia
Il Ministero della Giustizia e della Sicurezza Pubblica, come richiesto dal governo dello stato di Amazonas, ha deciso di inviare una task force per intervenire nel complesso penitenziario di Anísio Jobim. Qui sono avvenuti 19 decessi. Ieri mattina intanto, con un tweet, il ministro Sergio Moro ha anche aggiunto che “saranno resi disponibili trasferimenti in altre carceri federali per i colpevoli di questi massacri”. Lunedì scorso, invece, il governatore dello Stato di Amazonas, Wilson Lima, aveva confermato che le morti sarebbero avvenute a causa di una spaccatura di una banda criminale in nel traffico di droga.
L’azione della Pastorale carceraria
“Noi cerchiamo di stare vicino a chi ha perso un fratello, un padre o un marito – spiega ancora padre Poli – qui in Brasile, infatti, non esistono strutture psicologiche di supporto per chi ha subito queste perdite e talvolta l’opinione pubblica è quasi felice di queste morti. Noi invece, come Pastorale carceraria crediamo che la vita vada sempre rispettata a prescindere dalle scelte sbagliate, dagli errori commessi o dal colore della pelle”.
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