Iraq. Card. Sako: i Partiti politici discriminano i cristiani
In un articolato intervento sulle vere ragioni dell’esodo dei cristiani dall’Iraq, il primate della Chiesa caldea enumera le cause e i possibili rimedi per i fenomeni di emigrazione che stanno indebolendo la presenza stessa dei cristiani in Iraq, e rischiano di cancellare per sempre la pluralità di identità religiose, culturali e etniche che rappresentava una risorsa della convivenza nazionale. “Nel 1970” riconosce il patriarca Sako “i cristiani erano circa il 5% della popolazione dell'Iraq, e dopo la caduta del precedente regime nel 2003, la loro percentuale scese a meno del 2%”.
Casi concreti di discriminazioni contro i cristiani nel campo pubblico ed accademico
Il card. Sako riporta casi e esempi concreti delle discriminazioni che penalizzano i cristiani nella vita ordinaria, anche attraverso la loro marginalizzazione nell’accesso alle cariche pubbliche e accademiche. Maryam Maher - riferisce il patriarca nel suo intervento, inviato all’Agenzia Fides - è una giovane cristiana laureatasi con alti voti, inserita dal Ministero dell'istruzione superiore e della ricerca scientifica tra i laureati segnalati per le nomine, ma gli organismi competenti hanno ignorato tale segnalazione, “perché lei è cristiana”. Anche la nomina del nuovo presidente dell’Università di Hamdanyia – fa sapere il cardinale – non è stata portata a termine perché il candidato più accreditato era un professore cristiano. E non ha trovato finora alcuna attuazione la legge approvata dal Consiglio dei Ministri nel 2018 che disponeva l’assunzione di cristiani negli enti pubblici e amministrativi, al posto di impiegati o funzionari cristiani che vanno in pensione o lasciano i posti di lavoro pubblico.
Mancano i tribunali speciali che legiferino su materie inerenti allo status personale
Tra i fattori di disagio e di discriminazione sofferti dai cristiani, il Patriarca Sako ricorda anche la mancata istituzione di tribunali speciali chiamati a legiferare su materie inerenti allo status personale: tutti i non musulmani – spiega il cardinale iracheno - devono sottoporre alle Corti islamiche i casi e le dispute su questioni religiose, ereditarie e matrimoniali che li vedono coinvolti. (G.V. - Agenzia Fides)
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