Libia: 10mila sfollati e oltre 600 vittime tra cui 152 bambini
Chiara Capuani – Città del Vaticano
Ghassan Salamé, rappresentante speciale Onu, dopo il suo intervento al Consiglio di Sicurezza di questa mattina, ha lanciato l’allarme: "L'Isis sta approfittando della guerra per tornare in Libia. Finora ci sono stati quattro attacchi al sud, ma è probabile che ci siano cellule dormienti anche a Tripoli e altrove". Intanto oggi pomeriggio, il Presidente francese, Emmanuel Macron, riceverà per la prima volta, in un incontro a due all'Eliseo, il maresciallo libico Khalifa Haftar. Obiettivo dell'incontro, è il rilancio del processo politico proprio mentre infuriano i combattimenti a sud di Tripoli fra le truppe di Haftar, che ha sferrato un'offensiva il 4 aprile scorso, e le forze fedeli a Sarraj. “Il conflitto ormai, si è tramutato in una guerra civile. La popolazione libica è stanca di essere schiacciata da lotte armate e da leader che aspirano a diventare veri e propri dittatori”. Così commenta la situazione ai microfoni di Radio Vaticana Italia, Foad Aodi, fondatore Amsi, l’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia e Consigliere dell'Ordine dei medici di Roma, in costante contatto con i medici libici nelle zone del conflitto.
Un conflitto dimenticato
“Quando la politica fallisce nel dare una risposta immediata, la guerra si protrae e poi finisce che se ne parli sempre di meno – prosegue il dottor Aodi. – Non possiamo permettere che il conflitto in Libia venga dimenticato. Abbiamo già invitato il Governo italiano ad appoggiare in primis la popolazione libica: sono loro che ci interessano, i giovani, i bambini. Non vogliamo più vedere la guerra mietere giovani vittime. Purtroppo la Libia, a differenza di Siria, Egitto o di altri paesi della primavera araba, suscita un interesse economico non indifferente, soprattutto per quanto riguarda il petrolio. Per questo ci sono scontri non solo tra leadership europee, ma anche tra quelle arabe. Questo non fa altro che peggiorare ulteriormente la situazione.
La minaccia dell’Isis
“In Libia, l’Isis sta cercando terreno fertile. È sempre la stessa storia – prosegue Aodi – in mancanza di soluzioni immediate, i movimenti estremisti, che in questo caso si nascondono dietro l’islam che in realtà non ha nulla a che vedere con loro, prendono piede. C’è un numero non indifferente di combattenti dell’Islam che sta reclutando giovani libici. Purtroppo – conclude il dottor Aodi – sono riusciti finora a coinvolgere nel conflitto più di 1800 giovani di età inferiore ai 18 anni”.
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