Pedofilia, Meter: in soli quattro mesi 6 mln di foto e oltre 100mila video
Matteo Petri - Città del Vaticano
E' un grave allarme quello lanciato da Meter. L’associazione, impegnata da 30 anni nel contrasto agli abusi sessuali sui minori, contro la pedofilia e la pedopornografia, rende noto che sono stati denunciati, stando ai dati aggiornati al 21 aprile 2019, già 5 milioni e 826.458 foto a sfondo pedopornografico e 102.630 video pedopornografici. Il luogo di diffusione di questi inenarrabili contenuti è il web e sempre più il deepweb. Foto e video sono stati immediatamente segnalati a diverse Polizie, italiane e estere, e a numerosi Server Provider.
La richiesta della Onlus
Da anni Meter chiede la reale collaborazione e cooperazione dei Server Provider e dei colossi del web con le varie autorità delle rispettive nazioni, al fine di intervenire nella maniera più immediata possibile e stroncare questo traffico illecito di materiale pedopornografico.
Dettagli dell’allarme lanciato da Meter
L’età dei bambini riconosciuti è tra i tre sette e i dieci anni. Le immagini riportano situazioni di schiavitù sessuale perpetrata e continuata. Quando parliamo di foto e video, è bene precisare che sono milioni i bambini abusati sessualmente, sia nel passato che di recente.
Don Di Noto: l'impunità è diffusa
“A questi numeri aberranti corrispondono a quasi 5 milioni di bambini già abusati quest’anno – spiega a Vatican News il presidente di Meter don Fortunato Di Noto, che continua - C’è un’impunità diffusa e la responsabilità è soprattutto dei colossi del web che appellandosi ad una fantomatica privacy dei pedocriminali si limitano a rimuovere il materiale, non fornendo alle autorità di polizia italiana ed estera i ‘codici-targa’ necessari ad individuare i soggetti che compiono questi reati”. “Da parte dei giganti del web c’è una connivenza quasi plateale con i criminali” è l' accusa del presidente di Meter. “Senz’altro bisogna prestare molta attenzione a quello che si decide di pubblicare online - spiega ancora don Di Noto - evitando quella che io chiamo la digitalizzazione del corpo, che espone i bambini a seri pericoli”.
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