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Sanaa, bimba in attesa di mangiare Sanaa, bimba in attesa di mangiare  

Allarme Save The Children. Yemen: in 4 mesi più di 440 bimbi uccisi

Solo nel 2017 sono rimasti uccisi o feriti gravemente oltre 7.360 bambini nei 5 paesi più devastati dai conflitti. Lo Yemen è lo scenario più critico. Dall’inizio dell’anno si contano più di 400 piccole vittime. Save The Children rilancia la petizione “Stop alla guerra sui bambini”, per chiedere la fine di questo massacro

Matteo Petri – Città del Vaticano

L’Organizzazione Save The Children, che proprio quest’anno compie i 100 anni di attività, rilancia la petizione online “Stop alla guerra sui bambini” per fermare l’esportazione di armi italiane usate dalla coalizione a guida saudita sui bambini nella guerra in corso in Yemen.

La situazione in Yemen

In Yemen, soltanto nei primi quattro mesi del 2019, più di 400 minori sono stati uccisi o sono rimasti feriti, mentre delle oltre 1.300 vittime registrate nel 2017, più di 3 su 5 hanno perso la vita o hanno riportato gravissime lesioni per effetto dell’utilizzo di esplosivi durante il conflitto. Una guerra cruenta che dall’inizio dell’escalation ha già fatto registrare oltre 19mila raid aerei condotti dalla coalizione a guida saudita, con circa 6.500 bambini uccisi o feriti dai bombardamenti.

Ascolta l'intervista a Daniela Fatarella

“Più di 3 bambini al giorno - spiega Daniela Fatarella a Vatican News - perdono la vita o sono feriti in Yemen. Un’ecatombe che vede due gruppi contrapposti combattere all’interno del Paese colpendo scuole e ospedali”.  nutrito il gruppo di operatori attivi sul terreno spiega Fatarella: "Abbiamo un team molto ampio, oltre 150 persone sul territorio, e riusciamo a raggiungere migliaia di bambini. Svolgiamo attività diverse che vanno da un supporto materiale, che riguarda anche la stessa distribuzione di cibo, viveri e beni di prima necessità, ma anche tutto quello che riguarda il supporto psicologico necessario all’interno di un contesto come quello yemenita”.

Rapporto Save The Children“Vittime delle armi esplosive”

Più di 7.360 bambini hanno perso la vita o sono rimasti gravemente feriti, solo nel 2017, nei cinque conflitti più mortali in corso al mondo. Tra questi, oltre 5.300 minori sono vittime di armi esplosive, come bombe, attacchi suicidi, mine e ordigni inesplosi. È quanto emerge dal nuovo rapporto di Save the Children dal titolo “Vittime delle armi esplosive”, che rivela come in Yemen, Siria, Afghanistan, Iraq e Nigeria siano soprattutto i bambini le vittime principali delle bombe e delle altre armi esplosive. Bambine e bambini che, quando riescono a sopravvivere, sono costretti a portare sulla propria pelle le conseguenze devastanti della guerra. I più piccoli sono esposti in misura maggiore rispetto agli adulti a ferite gravissime come lesioni alla testa, agli arti o ustioni con effetti che in molti casi si protraggono per tutta la vita, così come le pesanti ripercussioni dei traumi di natura psichica che portano dentro. A questo proposito fondamentale è la scuola, spiega ancora Fatarella: “La scuola gioca un ruolo importantissimo perché garantisce una normalità, una stabilizzazione e uno sguardo verso il futuro per questi bambini che vogliono e hanno diritto ad avere un futuro degno, positivo, in cui possono avere gli strumenti per costruire la loro vita futura”.

La campagna “Stop alla guerra sui bambini”

Per dire “Stop alla guerra sui bambini”, nell’ambito della nuova omonima campagna lanciata da Save the Children, centinaia di bambini, dall’Uganda a Roma, passando per le varie tappe del Giro d’Italia, si sono mobilitati attraverso un unico gesto simbolico, quello di una mano che vuol fermare metaforicamente ogni conflitto al mondo. Una mobilitazione che nella capitale italiana, davanti al Colosseo, ha visto protagonisti anche 100 bambini, a simboleggiare i 100 anni compiuti quest’anno da Save the Children, che tutti insieme hanno dato vita a un flash mob con la mano protratta in avanti per dire basta alla guerra.

La petizione online di Save The Children

Nell’ambito della campagna “Stop alla guerra sui bambini”, Save The Children rilancia l'omonima petizione on line, per fermare immediatamente l’esportazione di armi italiane usate contro i bambini in Yemen,che ha già raccolto più di ottantamila adesioni.

Le altre situazioni critiche

Tra i paesi analizzati dal rapporto di Save the Children anche la Siria dove, tra il 2011 e il 2016, le armi esplosive hanno provocato la morte o il ferimento di 14mila minori. L’83% di queste vittime nel conflitto è morto in seguito a esplosioni. I minori qui hanno 7 probabilità in più di morire per effetto delle armi esplosive rispetto agli adulti direttamente coinvolti nei combattimenti. Situazione simile in Afghanistan, dove nel 2017 quasi 3.200 bambini sono rimasti uccisi o feriti, un terzo delle vittime totali. In Nigeria infine, attacchi suicidi e ordigni improvvisati sono stati nel 2017 la causa della morte o del ferimento della metà di tutti i bambini colpiti dal conflitto in corso nel paese.

Danni fisici e psicologici 

Il rapporto di Save the Children si sofferma anche sulle ferite, sia fisiche che psicologiche, provocate dalle armi esplosive sui minori. Tra i bambini feriti nel 2017 nei cinque paesi in esame, infatti, 8 su 10 hanno riportato gravi lesioni alla testa e 9 bambini su 10 sono morti in seguito alle ferite provocate dalle esplosioni, avevano fratture al cranio. Circa il 70% dei minori feriti dalle armi esplosive, sottolinea infine il rapporto, ha subito lesioni multiple in più parti, in particolare al torso e agli arti. Alle ferite di carattere fisico c’è quindi da aggiungere il pesante impatto psicologico che l’esposizione a bombe e armi esplosive lascia nei bambini, come stress post-traumatico, ansia, depressione e agorafobia.

 

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17 maggio 2019, 16:40