Siria: minaccia dagli Usa per sospetto utilizzo di armi chimiche
Giordano Contu – Città del Vaticano
Non c’è pace in Siria. Decine di civili questo mercoledì sono morti nel bombardamento di un mercato nella provincia di Idlib, nel nord-ovest del Paese. In questa regione le truppe governative siriane, con il sostegno russo, stanno conducendo una campagna militare per conquistare le ultime roccaforti dei ribelli. Gli Stati Uniti sospettano che l’esercito del regime di Bashar al-Assad abbia utilizzato nuovamente armi chimiche. Per questo Washington ha annunciato una “risposta rapida e adeguata”. Un’eventualità che rafforza l’inversione di rotta rispetto a quanto detto a dicembre dal Presidente americano Trump: il ritiro delle truppe in seguito alla sconfitta dell'Isis. Per l’America significa aprire un nuovo fronte di scontro in Medio Oriente, dopo quello con l'Iran.
La condizione di sfollati e bambini
La Siria è scossa da una nuova tragedia umanitaria che sta colpendo il nord del Paese. Il bilancio è di circa 200 mila sfollati in seguito all'offensiva in corso nella zona tra Hama e Idlib. A pagare più di tutti sono i minori: 38 ragazzi sono stati uccisi negli ultimi giorni. “Le morti sono avvenute proprio in luoghi che avrebbero dovuto essere sicuri”, spiega Michele Prosperi di Save the children, come la scuola, la loro abitazione, le aree pubbliche come mercati, campi di sfollati e ospedali. Sono 250 mila i bambini che hanno subito conseguenze di vari tipo a causa dell'attuale conflitto: 45mila hanno dovuto lasciare la scuola e molti vivono con le loro famiglie nei campi. “Questi sono crimini contro il diritto internazionale”, continua Prosperi: “Ci deve essere un meccanismo di deterrenza che consenta che i responsabili di queste violazioni possano essere chiamati a rispondere”.
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