L'ospedale di Reims dove è ricoverato Vincent Lambert L'ospedale di Reims dove è ricoverato Vincent Lambert 

Vincent Lambert, Comitato Onu: non sospendere alimentazione e idratazione

Sulla vicenda del cittadino francese ricoverato a Reims, interviene anche il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Per il ministro della Sanità francese si tratta di una richiesta non vincolante. Nell'aprile dello scorso anno il Papa aveva lanciato un appello a rispettare la vita

Sergio Centofanti - Città del Vaticano

Il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità ha chiesto alla Francia di non interrompere la somministrazione dell’idratazione e dell’alimentazione di Vincent Lambert, un cittadino francese tetraplegico di 42 anni, ricoverato nell'ospedale di Reims in seguito ad un incidente stradale nel 2008 e che per alcuni medici è in stato vegetativo, mentre per altri si trova in stato di coscienza minima. L'organismo Onu, composto tra l'altro di vari membri disabili, vuole esaminare il caso.

Il no della Corte europea dei diritti dell’uomo

Dopo il Consiglio di Stato francese, anche la Corte europea dei diritti umani aveva respinto nei giorni scorsi la richiesta dei genitori di Lambert di continuare ad alimentare e idratare il figlio: cosa cui si oppone la moglie, che parla di accanimento terapeutico. I genitori si sono allora appellati all’Onu.

La Francia: non vincolati dalla richiesta Onu

Il ministro della Sanità francese, Agnès Buzyn, ha affermato ieri che la Francia risponderà all'Onu, ma senza ritenersi “legalmente vincolata” dalla richiesta del Comitato che, secondo le parole del ministro, si occupa di disabili e non di persone in stato vegetativo. Una dichiarazione definita sconsiderata dagli avvocati dei genitori di Vincent Lambert, un "palese disprezzo da parte di un membro del governo per questo organismo internazionale". Per i legali, inoltre, è orribile il fatto che il ministro non consideri un disabile Lambert, doppiamente menomato dal punto di vista motorio e cognitivo, e ricordano che la Francia ha ratificato la Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità, accettando liberamente di sottostare agli obblighi che ne derivano.

Articolo 25: non togliere cibo e acqua in base alla disabilità

Gli Stati che aderiscono alla Convenzione, approvata nel 2006, si impegnano a riconoscere, secondo l’articolo 25, “che le persone con disabilità hanno il diritto di godere del più alto standard conseguibile di salute, senza discriminazioni sulla base della disabilità”. Inoltre, s’impegnano a “prendere tutte le misure appropriate per assicurare alle persone con disabilità l’accesso ai servizi sanitari (…) inclusi i servizi di riabilitazione” e a “prevenire il rifiuto discriminatorio di assistenza medica o di cure e servizi sanitari o di cibo e fluidi sulla base della disabilità”.

Non far morire Vincent di fame e di sete

In Francia, l’eutanasia è proibita, ma i giudici nel caso Lambert hanno ammesso la sospensione del trattamento perché considerano la sua prosecuzione un’ostinazione irragionevole, un atto inutile e sproporzionato secondo quanto afferma la legge Clays-Leonetti sul fine vita. Non la pensano così i suoi genitori che ricordano come il figlio, benché gravemente disabile, non sia in fase terminale, le sue funzioni vitali sono stabili e respira in modo autonomo. Vorrebbero trasferire Vincent in un’altra struttura perché possa ricevere cure riabilitative adeguate, ma è stato loro negato. Non si rassegnano però a vedere che il figlio sia fatto morire di fame e di sete.  

L’appello del Papa per Vincent

Vincent Lambert è diventato un simbolo nel dibattito sul fine vita in Francia, dove ci sono altre 1700 persone in condizioni simili assistite in circa 150 centri. Ricordiamo l’appello del Papa per lui e il piccolo Alfie in occasione del Regina Coeli del 15 aprile 2018:

 

“Affido alla vostra preghiera le persone, come Vincent Lambert, in Francia, il piccolo Alfie Evans, in Inghilterra, e altre in diversi Paesi, che vivono, a volte da lungo tempo, in stato di grave infermità, assistite medicalmente per i bisogni primari. Sono situazioni delicate, molto dolorose e complesse. Preghiamo perché ogni malato sia sempre rispettato nella sua dignità e curato in modo adatto alla sua condizione, con l’apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari, con grande rispetto per la vita”.

Gambino: “costi” spingono verso pratiche eutanasiche

Il giurista Alberto Gambino, presidente di Scienza e Vita, parla di una tendenza di certi Paesi a ridisegnare i sistemi sanitari con lo sbocco possibile “di interrompere l’esistenza umana perché magari non è più efficiente e magari anzi può abbattere dei costi. In Inghilterra - afferma - c’è stata una spinta molto forte verso le pratiche eutanasiche, dopo la riforma del sistema sanitario che ha richiesto l’abbattimento di tantissimi costi”.

E aggiunge: “Se arriviamo a un drastico conto di cosa può costare una degenza in ospedale, in una struttura, quando non c’è possibilità di recupero da un punto di vista della pienezza della propria fisiologia, allora, a questo punto diventa drammatico non solo il caso Lambert ma tante situazioni in cui troviamo un’esistenza che non è in piena coscienza. Pensiamo a quanto è labile il confine tra una patologia grave, irreversibile e tanti stati depressivi che potrebbero essere configurati come patologie e potrebbero portare all’esito esiziale della morte” attraverso l’abbandono del paziente. “E questo davvero nell’Europa, culla di civiltà, non può avvenire ed è corretto che i medici a tutto questo facciano resistenza” (Intervista di Marco Guerra).

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06 maggio 2019, 13:46