“Liberare la speranza”, il convegno del Tavolo ecclesiale dipendenze
Matteo Petri – Città del Vaticano
La comunità "Soggiorno proposta" di Ortona, socio di Salesiani per il Sociale Aps, insieme al Coordinamento nazionale comunità di accoglienza ha organizzato oggi a Roma il Tavolo ecclesiale dipendenze. Il seminario, dal titolo “Liberare la speranza”, ha cadenza annuale ed è organizzato in occasione della Giornata Internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droghe del prossimo 26 giugno.
Le problematiche legate all’abuso di sostanze
L’uso smisurato di farmaci e l’assunzione sempre più estesa di droghe sono il sintomo di una società in grave difficoltà, che non sa trovare la strada della propria guarigione. Vi è tanta disperazione, tanta solitudine nella esperienza quotidiana di associazioni, come il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, che si fa carico di ascoltare le storie di molte persone fragili e schiacciate dalla vita.
“Liberare la speranza”, il tema di quest’anno
Il tema scelto quest’anno è volto a sottolineare il tema della speranza. “Nelle comunità - spiega a Vatican News don Armando Zappolini del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza e membro del Tavolo ecclesiale dipendenze - sentiamo sempre più questo senso di abbandono, di solitudine. Sentiamo questo grande vuoto di accoglienza, non solo vuoto educativo”. Per don Zappolini è necessario “aprire una speranza, aprire una porta di possibile cambiamento per sconfiggere il senso di abbandono e di solitudine che spesso prova chi ha commesso degli errori, chi è caduto nella dipendenza”.
Il lavoro del Coordinamento delle comunità di accoglienza
“Uno degli errori più grandi della nostra società è quello di giudicare”, spiega don Zappolini. Per Zappolini è importante accogliere e non giudicare. “Solo così si possono vedere delle possibilità di recupero, si può vedere riaccendersi la speranza. Comminargli accanto - continua il sacerdote - condividendo con questi ragazzi i momenti di fallimento, così come i momenti di vittoria”.
“Far rinascere un sogno”
“L’obiettivo più bello di una comunità - aggiunge don Zappolini - è quello di far riaccendere la fiducia, a chi arriva senz’anima, ridare la possibilità di avere un sogno”. Le comunità di aiuto sono a carattere familiare e proprio grazie a questo nascono spesso delle relazioni e degli incontri speciali. “Mi ricordo - conclude don Zappolini - una mamma in lacrime rivedendo il figlio lavorare all’aria aperta, felice, in un campo di fagiolini della nostra comunità: è stato bello rivedere una vita che si è riaccesa”.
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