Il dramma della Sea Watch 3 a Lampedusa
Alessandro Guarasci – Città del Vaticano
E' ferma davanti al porto di Lampedusa la Sea Watch 3 della Ong tedesca, al centro di un braccio di ferro con il governo italiano. La comandante della nave, Carola Rackete, ieri aveva deciso di forzare il divieto di ingresso nelle acque territoriali per sbarcare a terra i 42 migranti soccorsi al largo della Libia. La ong parla di “disperazione a bordo”.
Per il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, "per chi viola la legge i porti sono chiusi e rimarranno sempre chiusi. Tutti i Paesi devono rispettare la legge. In questo caso non hanno rispettato il coordinamento dell'operazione e hanno violato il diritto internazionale della navigazione". Sulla stessa linea il ministro degli Esteri
Interviene anche il commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos che ha rivolto “un appello agli Stati membri a mostrare solidarietà. Continueremo a restare al fianco dell'Italia e a tutti gli Stati membri sotto pressione”. Il portavoce della Commissione Ue ha aggiunto che "la legge europea prescrive che tutti i nuovi arrivati sul territorio europeo devono essere registrati e devono essere prese le loro impronte
digitali. Non ci sono eccezioni a queste regole e le conseguenze sono le procedure di infrazioni, ma non siamo a questo stadio".
Nei giorni scorsi diversi movimenti e associazioni di ispirazione cattolica hanno chiesto che nei confronti di quei migranti si mostrasse solidarietà. Don Carmelo La Magra, il parroco di Lampedusa, da diverse notti dorme sul sagrato della chiesa in segno di solidarietà alla nave.
Ieri l’Azione Cattolica tramite il suo presidente Matteo Truffelli aveva lanciato un appello al premier Conte affinché i migranti fossero fatti sbarcare.
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