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Il G 20 all’insegna delle frizioni commerciali tra Usa e Cina

Si è aperto a Osaka, in Giappone, il vertice G 20, a cui partecipano i ministri dei Paesi più forti dal punto di vista finanziario. Nei colloqui bilaterali prevertice, botta e risposta tra Stati Uniti e Cina sullo sfondo della lotta dei dazi tra le due superpotenze.

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Alle prime battute del G 20 è la guerra dei dazi tra Washington e pechino a tenere banco. Il presidente della Repubblica Popolare, Xi Jinping, è anche tornato sulla questione Huawei, il colosso cinese della telefonica messo al bando da Washington, affermando che i Paesi non possono svilupparsi a porte chiuse. Un controllo efficace del flusso di dai – ha detto Xi – dovrebbe anche rispettare il diritto all’autogestione per tutte le Nazioni. Secca la risposta del capo della Casa Bianca: “E’ necessario dare sicurezza alle nostre reti. Ha detto riferendosi ai paventati controlli sulle comunicazioni da parte della Huawei. Negli incontri prima del vertice Trump ha anche avuto colloqui con il premier nipponico, Shinzo Ave, e il cancelliere tedesco, signora Angela Merkel.

Il G 20 banco di prova per Europa e Italia
Di fronte alle aperture della Cina, che vuole mantenere buoni rapporti con i Paesi suoi potenziali clienti, e le chiusure degli Usa per motivi di sicurezza, l’Europa – secondo l’economista Riccardo Moro, deve giocare le sue carte. A parte alcuni Paesi, come l’Italia in questo momento storico, che scontano qualche difficoltà, i numeri dell’economia del Vecchio Continente sono positivi. Inoltre ha dalla sua un sistema consolidato di tutela dello stato sociale e di protezione dei cittadini migliore delle altre potenze più forti economicamente. Il vero problema dell’Europa è che non parla ancora con una voce sola e questo indebolisce le iniziative adottate e proposte da Bruxelles.

Ascolta l'intervista a Riccardo Moro

Il G 20 e le emergenze globali
Il G 20, pur non avendo l’autorevolezza degli altri organismi internazionali più quotati, come l’Onu, per il fatto di essere formato dai Paesi protagonisti del panorama mondiale, afferma Riccardo Moro, può oggi fornire delle ricette decisive per la tutela della pace, per il raggiungimento di una diffusa giustizia sociale e per l’adozione di regole comuni rivolte al mercato e all’economia tese anche a contenere la mobilità umana per lo più causata dalla guerra dalla povertà e dai cambiamenti climatici. Emergenze per fronteggiare le quali c’è veramente bisogno dell’impegno di tutta la comunità internazionale.

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28 giugno 2019, 15:06