Lavoro minorile: negate infanzia e istruzione a milioni di bambini nel mondo
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Il lavoro minorile è un fenomeno dalle dimensioni importanti: Unicef e Save the Children ricordano che oggi nel mondo sono 152 milioni i bambini e gli adolescenti, tra i 5 e i 17 anni, vittime dello sfruttamento lavorativo, 1 su 10, in Africa 1 su 5. E quasi la metà di essi sono impiegati in lavori duri e pericolosi che ne mettono a rischio la salute e la sicurezza, con gravi ripercussioni anche dal punto di vista psicologico. Del fenomeno non è esente l’Italia dove, negli ultimi due anni, sono stati accertati 480 casi di occupazione irregolare, sia di minori italiani sia di stranieri, in particolare nei servizi di alloggio e ristorazione, quindi nel commercio, nelle attività manifatturiere e in agricoltura . “Un numero senza dubbio sottostimato”, afferma ai nostri microfoni Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children, perché in Italia manca una rilevazione sistematica in grado di definirne la reale presenza.
Il lavoro allontana i minori dalla scuola e da un futuro migliore
La Giornata mondiale contro il lavoro minorile che si celebra ogni anno il 12 giugno, ci dice che attualmente 64 milioni di bambine e 88 milioni di bambini si vedono sottrarre l'infanzia alla quale hanno diritto, privati della scuola e delle cure di cui hanno bisogno e dell'opportunità di costruire un futuro migliore per sé e per la propria famiglia. Oltre 7 su 10 vengono impiegati in agricoltura, i restanti lavorano nel settore dei servizi o nell'industria, nelle miniere, nelle cave e nei lavori domestici: 15,5 milioni questi ultimi, forse i più esposti a vari pericoli.
Il Papa: lasciamo che i sogni dei bambini crescano
Tema della Giornata 2019 è: "I bambini non dovrebbero lavorare nei campi, ma sui sogni". E anche Papa Francesco ha voluto fare sentire la sua voce. Questo il suo tweet di oggi sull'account @Pontifex_it: "Come adulti non possiamo rubare ai bambini la capacità di sognare. Cerchiamo di favorire un contesto di speranza, dove i loro sogni crescano e si condividano: un sogno condiviso apre la via a un nuovo modo di vivere".
Qualche piccolo progresso nella riduzione del lavoro minorile
Sradicare ogni forma di lavoro minorile entro il 2025, è uno degli obiettivi fissati dall’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite ma, se non si farà qualcosa di più, in quella data vi saranno ancora 121 milioni di minori vittime di sfruttamento lavorativo. L’Unicef ad esempio sostiene che “fra il 2008 e il 2012, il lavoro minorile è diminuito solo dell’1% e i progressi nella riduzione del lavoro delle ragazze sono stati il 50% in meno di quelli per i ragazzi”. Qualche passo avanti comunque è stato fatto: per esempio, in India, fa sapere l’Unicef, 12 Stati hanno sviluppato, con il supporto dell’organizzazione, un piano d’azione contro il lavoro minorile e 8 hanno aumentato i loro programmi per prevenire e porre fine a questa pratica, mentre Save the Children cita l’esempio positivo di Cambogia e Vietnam.
Bambini e bambine coinvolti nel lavoro in uguale numero
Il lavoro minorile è sia causa che conseguenza della povertà, rinforza le disuguaglianze e la discriminazione sociale. Impedisce il miglioramento delle condizioni di vita di una famiglia perché, come sottolinea Ungaro, non fa altro che perpetuare lo stato delle cose. Nelle sue forme peggiori, il lavoro minorile si trasforma in schiavitù, sfruttamento economico e sessuale, specie per le bambine, e può portare alla morte. In quasi tutte le regioni del mondo i bambini e le bambine hanno le stesse probabilità di essere coinvolti in lavoro minorile, ad eccezione dell’America Latina e dei Caraibi dove i ragazzi hanno maggiori probabilità rispetto alle ragazze di svolgere un lavoro: il 13% dei ragazzi contro l’8% delle ragazze.
Lotta alla povertà e scolarizzazione contro lo sfruttamento
Secondo Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children aumentare l’accesso all’istruzione e rafforzare le strategie di riduzione della povertà, sono le due misure che possono favorire la riduzione e l’eliminazione del lavoro minorile. Fondamentale poi rendere i bambini visibili investendo nella raccolta dei dati relativi ad un fenomeno ancora troppo diffuso, come afferma ai nostri microfoni lo stesso Ungaro:
R. - Direi che il fenomeno ha dimensioni ancora oggi inaccettabili, perché un bambino su dieci nel mondo è vittima dello sfruttamento lavorativo. Un totale di 152 milioni di minori. Se questi ragazzi vivessero tutti in un unico Paese, costituirebbero il nono Stato più popoloso al mondo, uno Stato paragonabile per popolazione a quello della Russia. Sono ragazzi tra i cinque e i 17 anni a cui viene negata completamente l’infanzia: non possono andare a scuola, vengono sfruttati e svolgono delle attività estremamente pericolose e dannose per la loro incolumità fisica e per la loro salute.
Proprio per questo non si parla solo di lavoro ma di sfruttamento del lavoro minorile, perché sono impiegati anche in lavori in ambiti pericoli e in orari impossibili per la loro età …
R. - Assolutamente. Fanno degli orari spesso massacranti – oltre le 12, 14 ore – e vengono impiegati in lavori molto pericolosi. Il 12 percento viene impiegato nel settore dell’industria, compreso quello delle miniere - ma anche in attività agricole - che può ovviamente risultare dannoso e pericoloso per i bambini e soprattutto perché i ragazzi non accedono alle attività educative che consentirebbe loro un futuro migliore e più dignitoso.
Quado si pensa a questi piccoli lavoratori nei Paesi poveri si pensa che sia anche normale, che in questo modo aiutino le loro famiglie. Invece a lungo termine questo porta ancora più povertà …
R. - Certamente, perché chiaramente non accedendo alle opportunità educative, o anche formative, ovviamente il miglioramento della condizione economica della famiglia è molto difficile; non si fa altro che protrarre questo ciclo della povertà che non si riesce mai ad interrompere.
I bambini a volte sono ricercati proprio perché vengono pagati di meno, oppure vengono ritenuti più adatti per certe cose … Ricordo la fabbricazione dei palloni … Quindi possiamo dire che qualcuno si arricchisce sulla loro pelle…
R. - Certamente. Quello che noi condanniamo è appunto lo sfruttamento del lavoro minorile. I bambini sono in un certo senso - o possono essere - più docili, più vulnerabili; sono sfruttabili più facilmente e, come giustamente ricordava, sono più adatti a certi tipi di lavoro. In mente ho le immagini dei ragazzi che si calano nei tunnel stretti per scendere in miniera o appunto che rimangono chiusi in fabbrica per cucire palloni o altri oggetti di questo tipo. Dobbiamo partire da un dato di fatto: nel Duemila il lavoro minorile coinvolgeva 246 milioni tra bambini e bambine, quindi 94 milioni in più rispetto alla situazione attuale. Dei miglioramenti sono stati fatti, e quando gli Stati, la comunità internazionale decidono di fare degli investimenti mirati, quando c’è una volontà politica per affrontare il problema, spesso vengono trovate delle soluzioni molto importanti. Ci sono dei Paesi che hanno fatto dei giganteschi passi in avanti. Faccio degli esempi: la Cambogia, il Vietnam; hanno migliorato tantissimo questo tipo di problematica. Tuttavia, purtroppo, ancora oggi siamo ben lontani dall’eliminare il problema.
Quindi sono i Paesi, i governi, che devono mettere in atto misure, leggi, azioni di sostegno alle famiglie per eliminare o diminuire questo sfruttamento ...
R. - Direi di sì. Gli aspetti cardine nei quali si devono concentrare gli investimenti sono fondamentalmente due: la povertà, quindi lottare, combattere la povertà, dare gli strumenti alle famiglie per poter migliorare la propria condizione economica e, secondo, l’offerta formativa-educativa, quindi permettere ai ragazzi di frequentare le scuole.
Veniamo all’Italia, perché anche l’Italia non è esente dal lavoro minorile …
R. – Sì, in Italia sono stati accertati 480 casi di illeciti riguardanti l’occupazione irregolare di bambini e adolescenti. Questo è un numero che riguarda gli ultimi due anni, ma purtroppo credo che sia un numero assolutamente sottostimato. Nel 2013 Save the Children, insieme all’Associazione Bruno Trentin, fece una ricerca sui minori tra i 7 e i 15 anni coinvolti nel fenomeno: abbiamo stimato un numero di 260 mila ragazzi e bambini. Anche in Italia purtroppo ci sono problemi legati alla povertà – sono 1 milione e 200 mila i bambini che vivono in povertà assoluta nel nostro Paese – e alla dispersione scolastica, all’abbandono scolastico, questioni che devono trovare ancora delle soluzioni un po’ più efficaci.
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