Pakistan: il parlamento italiano in campo per la difesa dei cristiani
Marco Guerra – Città del Vaticano
L’istituzione di una Giornata nazionale contro la persecuzione religiosa delle minoranze cristiane nel mondo, una risoluzione alla Camera dei deputati che chieda con forza che il governo italiano si attivi per l’abrogazione in Pakistan della legge sulla blasfemia, la creazione un intergruppo al Parlamento europeo per i cristiani perseguitati e l’impegno per legare i trattati bilaterali con il Pakistan alla verifica di significativi passi avanti sul pluralismo religioso nel Paese asiatico. Sono le proposte lanciate oggi dal Gruppo interparlamentare per i cristiani nel mondo nel corso di una conferenza alla Camera dei deputati dal titolo “La discriminazione dei cristiani in Pakistan”, alla quale sono intervenuti il deputato Andrea Delmastro; Henri Malosse già presidente del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE), organo consultivo dell'UE; Paul Bhatti, medico e politico pakistano, fratello di Shabbaz, ministro delle Minoranze del Pakistan ucciso nel 2011 e Arthur Lanternier, esponente dell’organizzazione Sos Cristiani d’Oriente.
Inserire nei trattati la difesa delle minoranze
“Oltre alla Giornata nazionale vogliamo che l’Italia in tutte le sedi dove si discutono i trattati bilaterali con il Pakistan chieda l’abolizione della legge sulla blasfemia o, quantomeno, l’eliminazione della pena di morte per questo reato”, ha spiegato l’onorevole Delmastro, secondo il quale è necessario anche un coordinamento con l’Unione Europea con la quale Islamabad ha siglato accordi di scambio molto vantaggiosi. “La storia insegna – ha proseguito – che si può pervenire al pluralismo politico e alle libertà politiche solo se il primo passo è quello del pluralismo religioso. La più importante delle libertà è quella della manifestazione del proprio pensiero religioso”. Della questione dei trattati commerciali ha parlato anche Henri Malosse: “Rivolgo un appello al parlamento italiano affinché si attivi per far eliminare la legge sulla blasfemia. Da 10 anni l’Unione europea ha un rapporto privilegiato con il Pakistan sul commercio, nonostante Islamabad non rispetti i diritti fondamentali di tutte le minoranze religiose”.
Bhatti: scuole e dialogo per battere l’integralismo
Paul Bhatti ha invece concentrato la sua testimonianza sull’importanza di intervenire sull’educazione dei bambini, senza il quale gli effetti di qualsiasi cambiamento legislativo sarebbero vanificati. Bhatti ha infatti raccontato del dramma delle scuole dove i bambini sono educati all’odio contro i cristiani e di alcune moschee guidate da i iman estremisti che cercano di radicalizzare la popolazione più giovane. Per questo è necessario anche incrementare il dialogo interreligioso con i tanti musulmani che voglio pacificare il Paese e che lottano contro l’integralismo. Concetti approfonditi nell’intervista rilasciata a Vatican News:
Con l’impegno in campo educativo intendo la necessità di bloccare quel tipo di scuole dove viene instillato il messaggio di odio, dove i bambini crescono con l’idea di uccidere e morire. Purtroppo nel corso degli anni sono cresciute tantissime scuole di questo tipo finanziate da vari Paesi. Cambiare la legge è importante ma serve a poco se poi ci sono soggetti pronti a uccidere perché credono che uccidere sia un bene, perché è un dovere uccidere un non musulmano oppure morire per questa ideologia. Quindi anche se cambia la legge non cambia nulla in sostanza. Allora, l’Occidente e tutti quanti devono fare in modo che queste scuole vengano eliminate, non solo in Pakistan ma ovunque esistano perché finanziate da alcuni Paesi che tutti conoscono. Poi ci dovrebbe essere una collaborazione anche sulla base religiosa dei leader religiosi che possono parlarsi insieme e eliminare quei pregiudizi che portano a pensare che una persona che crede in un'altra religione sia una minaccia, un pericolo. Il Vaticano ha fatto dei passi importanti. Il Santo Padre ha creato una sensibilità enorme e nonostante questo sentimento contro i cristiani, del Papa parlano bene anche i musulmani.
Quindi c’è soddisfazione per l'impegno nei confronti delle minoranze che il parlamento italiano vuole rilanciare?
R. – Non dico soddisfazione ma c’è una speranza. Questa sensibilità che ha manifestato in questi anni il Parlamento europeo ci dà speranza, ci incoraggia a risolvere i problemi del Pakistan, i problemi dei cristiani, delle minoranze, non solo delle minoranze ma anche della maggioranza. Perché anche se c’è la pace in Pakistan c’è uno sviluppo economico e sociale che giova a tutti.
Arthur Lanternier, responsabile cooperazione e sviluppo di Sos Cristiani d’Oriente, ha illustrato i progetti portati avanti dall’organizzazione per aiutare la comunità cristiana in Pakistan. A Vatican New ha spiegato gli obiettivi di questi interventi:
Il nostro obiettivo come fondazione Sos Cristiani d’Oriente si basa su tre pilastri principali. Il primo è ricreare un legame perso con i cristiani d’Oriente. Il secondo è lavorare sul radicamento di queste popolazioni e terzo fare in modo che possano diventare indipendenti e quindi lavorare sullo sviluppo economico. Abbiamo tre progetti principali in Pakistan. Il primo è in corso in un villaggio a sudovest di Faisalabad, dove abbiamo comprato un terreno enorme di fronte ad una chiesa e dove le famiglie salvate dalla schiavitù potranno finalmente abitare. Stiamo costruendo delle case, puntiamo a un totale di 500 case, al momento siamo arrivati a 50 e stiamo cercando nuovi finanziamenti per arrivare a costruire il totale di 500 abitazioni. Il secondo progetto è a Karachi, quindi al sud, dove lavoriamo con mons. Joseph Coutts per ricostruire due chiese, una è stata appena finita e per la seconda stiamo ancora preparando i piani con gli ingegneri. Il terzo progetto si trova ad Arshalabad, dove appunto lavoriamo sullo sviluppo economico e vorremmo costruire dei magazzini, dei negozi per fare in modo che queste famiglie salvate dalla schiavitù possano lavorare in proprio e ottenere questa totale indipendenza che sia nella vita quotidiana ma anche nel lavoro.
Non solo Pakistan, Cristiani d’Oriente interviene in diversi Paesi del Medio Oriente dove ci sono importanti minoranze cristiane. Puoi dirci quali sono e come operate?
R. –Principalmente in 5 Paesi, Siria Libano, Iraq, Giordania e Egitto dove mandiamo volontari per ricreare questo legame che si è perso tra i cristiani d’Oriente e di Occidente e lì abbiamo sempre lo stesso obiettivo, lavorare sul radicamento di queste popolazioni. Come ben sapete il problema oggi in Medio Oriente è la fuga dei cristiani, dalla Siria per colpa della guerra, dalla Libia, dal Libano, dalla Giordania e dall’Egitto. Per cui facciamo in modo di creare le condizioni perché possano rimanere. Quindi ricostruzione, educazione e sviluppo economico. Sono i nostri tre pilastri di intervento in questi 5 Paesi.
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