Sos Mediterranee e Medici senza frontiere lanciano l’allarme: 1.151 morti in mare in 1 anno
Matteo Petri e Eugenio Serra – Città del Vaticano
E’ passato un anno dall’annuncio del governo italiano di chiudere i porti alle navi delle Organizzazioni non governative. E anche a causa di questa decisione 1.151 persone, compresi bambini, hanno perso la vita, mentre in 10.000 sarebbero stati riportati forzatamente in Libia. Questi sono i numeri citati da Sos Mediterranee e Medici senza frontiere.
L’azione di salvataggio e le difficoltà
“Nei nostri confronti è stata organizzata una campagna di intimidazione e criminalizzazione”, spiega a Vatican News Avra Fialas, responsabile della comunicazione per Sos Mediterranee, che, dal febbraio 2016 ha salvato quasi 30.000 persone . “Le accuse di aver smantellato illecitamente i rifiuti della nave Acquarius - continua Fialas - sono assolutamente infondate”.
Il “fattore di attrazione”
Una parte dell’attenzione pubblica degli ultimi mesi ha considerato il cosiddetto “fattore di attrazione”- ovvero la presenza delle navi in mare - una delle cause delle partenze dei barconi dalla Libia. “E’ molto difficile trovare prove in merito - precisa Fialas - infatti le partenze nonostante la politica dei porti chiusi non sono diminuite”.
“E’ necessaria una collaborazione responsabile dei Paesi europei – spiega ancora Fialas – e un coordinamento”. Il lavoro delle Ong, come testimoniato anche dalla portavoce, è volto a colmare il vuoto lasciato dagli Stati.
Le parole del Papa
Il Papa recentemente nel corso di un’assemblea della riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese orientali (Roaco), ha lanciato un appello a non chiudere i porti. “Le parole di Papa Francesco sono senz’altro molto importanti per noi - aggiunge la portavoce di Sos Mediterranee – ma adesso dev’esserci una seria politica europea che riporti le navi delle Ong in mare”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui