Argentina, la più grande mostra sulla vita di Papa Francesco
Eugenio Serra – Città del Vaticano
“La mostra nasce dall'idea di presentare la figura di Papa Francesco in Argentina perché, per quanto sorprendente, molti non conoscono adeguatamente la figura del Pontefice. Questo è dovuto anche alla sua ritrosia a mostrarsi nel suo aspetto più personale e più intimo ”. Così Massimo Borghesi apre l’intervista a Vatican News su "Gesti e parole. Jorge Mario Bergoglio, una presenza originale". Docente di Filosofia morale all'Università di Perugia e autore di un recente libro sulla formazione intellettuale di Papa Francesco, Borghesi fa parte del comitato scientifico di questa rassegna fotografica.
Quale è l’obiettivo di questa mostra?
L’intenzione della rassegna era di mostrare la figura di Bergoglio, illuminandola nella sua evoluzione spirituale, umana e anche intellettuale. L’idea, come mi è stato detto dai protagonisti che hanno realizzato questa mostra, nasce da questo desiderio. Loro stessi hanno dovuto rivedere l’immagine di Papa Francesco, proprio alla luce del lavoro di scavo che hanno effettuato. E’ la più significativa, la più grande mostra che c’è sulla vita di Jorge Mario Bergoglio.
C’è un filo rosso che attraversa l’esistenza del Papa?
Il filone è sicuramente quello della sua vocazione, che si incontra con il carisma di sant’Ignazio, quindi con la sua appartenenza alla Compagnia di Gesù. La spiritualità ignaziana è una spiritualità profondamente cristocentrica, quindi incentrata sulla figura di Cristo morto e risorto, ed è una spiritualità del grande e del piccolo, cioè che tiene presente da un lato la Grazia del Dio - sempre maggiore - e dall’altro la libertà dell’uomo continuamente provocata ad agire nella storia e nel mondo. Quella di Bergoglio è sicuramente una vocazione missionaria. La concezione che Bergoglio ha del cristianesimo e della Chiesa è eminentemente missionaria. Le note espressioni, come quella di una "Chiesa in uscita", "Chiesa come ospedale da campo", indicano una volontà di uscire fuori dalla fortezza dal ghetto. Indicano l’idea di una presenza cristiana nel mondo che si faccia testimonianza per i lontani, soprattutto per i lontani, perché i vicini sono rimasti pochi.
Dagli scatti fotografici esposti, emerge qualche aspetto inedito del Pontefice?
Emergono molti aspetti. Direi che il pregio della mostra è innanzitutto questo. Perché non si limita ad un solo aspetto della vita e della concezione di Bergoglio. Il Papa, come sappiamo, ama molto il poliedro come figura in cui l’unità valorizza le differenze, ma lui stesso è una personalità poliedrica, che ha molte sfaccettature. E’ il Papa innanzitutto dei poveri, degli umili, dei derelitti, condividendo quest’impostazione con tutta la Chiesa latinoamericana, però è anche il Papa lettore dei grandi romanzi: da Dostoevskij ad Alessandro Manzoni, alla poesia di Borges. E’ il Papa che ha un formazione filosofica e teologica molto profonda, segnata dai gesuiti francesi, da Gaston Fessard, da Henri de Lubac, e soprattutto da Romano Guardini, e poi da von Balthasar. La personalità del Papa si distende secondo una pluralità di momenti, e il pregio della mostra è di illustrarli tutti senza censurarne nessuno. Proprio per questo la mostra permette di avvicinare aspetti inediti della personalità del Papa, tenendoli presente tutti quanti, e facendo capire come quest’uomo, che viene giudicato come essere troppo immerso nelle realtà del mondo, in realtà ha un cuore mistico.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui