Bimba abbandonata a Roma. Mpv: far conoscere possibilità del parto in anonimato
Marco Guerra – Città del Vaticano
Dolore e sconcerto a Roma per il caso della neonata ritrovata morta, sabato scorso, nel fiume Tevere, all'altezza del ponte di Mezzocammino. Secondo una prima analisi medico-legale, la bimba aveva al massimo due giorni.
Oggi l’autopsia
E' in programma per oggi l'autopsia sul corpo, dal quale verrà prelevato e analizzato anche il Dna, con la speranza di trovare un profilo compatibile con un familiare. Intanto, continuano le indagini dei poliziotti del commissariato Esposizione per risalire a chi l'ha gettata nel fiume.
Il comune accoglie richiesta per una cerimonia pubblica
Intanto, il sindaco capitolino Virginia Raggi ha accolto la richiesta della presidente dell’associazione Salvamamme, Grazia Passeri, di dedicare una cerimonia di addio alla piccola neonata abbandonata nel Tevere. La "tragedia ha sconvolto tutti – ha scritto il sindaco su Twitter – importante informare su possibilità di partorire in anonimato”.
L’istituto del parto in anonimato
Anche Salvamamme ha ricordato la possibilità di partorire in anonimato, una possibilità che l’associazione promuove con collocazione di adesivi plurilingue sui cassonetti che, insieme agli autobus – fa sapere ancora l’associazione - sono i luoghi più adatti per dare queste informazioni.
E sulla possibilità di partorire in anonimato in ospedale con tutta l’assistenza medica necessaria ha parlato a VaticanNews, Pino Morandini, ex magistrato e vice-presidente vicario del Movimento per la Vita:
R. – Quella del parto in anonimato è una prassi disciplinata addirittura da una legge del 2000 che purtroppo è ancora poco conosciuta anche se come Movimenti per la vita stiamo cercando da anni di diffonderla in tutti i modi attraverso depliant, avvisi negli ospedali e negli ambulatori dei medici. È una legge molto importante perché consente alla mamma di partorire il proprio bimbo – qualora lei non voglia tenerlo – proprio in anonimato. Basta che la mamma dica: “Dichiaro figlio di donna che non desidera essere menzionata”. È una legge molto importante perché è a tutela sia della privacy della donna, e quindi del suo anonimato, sia dell’accoglienza del bambino perché se si conosce l’esistenza di questa legge sicuramente saranno sempre meno i bambini abbandonati e i bambini che non vengono nemmeno messi al mondo. Quindi fa molto male sentire la notizia di questa ennesima tragedia proprio perché temo che la legge sia poco conosciuta soprattutto da parte delle straniere.
C’è la possibilità di partorire in anonimato, quindi di non riconoscere il proprio bambino, ma anche proprio di non essere registrati come persona che si rivolge alla struttura sanitaria…
R. - Certamente, ma basta appunto che la donna esprima questo e l’espressione che verrà emessa dall’ospedale sarà: “Figlio di donna che chiede di non essere menzionata”. Attualmente c’è un’iniziativa in Veneto, ad opera della federazione regionale dei centri dei movimenti per la vita del Veneto chiamata “culla segreta”, la quale in collaborazione con l’assessorato competente della Regione Veneto sta proprio cercando di diffondere non solo la possibilità del parto in anonimato, ma anche la presenza di culle per la vita, che sono le vecchie ruote degli esposti. Al momento sono circa una sessantina in Italia; sono chiamate “culle per la vita”, proprio perché queste culle sono collegate con il 118, quindi con l’emergenza sanitaria. Nel momento in cui il bambino viene deposto in questa culla scatta l’allarme e immediatamente gli operatori che in quel momento sono di turno si recano sul posto.
Queste moderne ruote degli esposti sono state predisposte un po’ in tutta Italia dal Movimento per la Vita. Che funzione hanno? Sono più un simbolo o sono anche utilizzate?
R. – Direi che la grandissima parte sono state attivate, costruite e allestite dal Movimento per la Vita. Ci sono state delle situazioni in cui sono stati trovati dei bambini – in Sicilia, in Lombardia – bambini che sono nati, non sono stati abbandonati ed oggi sono accolti in famiglie grazie alle culle per la vita. Devo dire che sono una sorta di centro aiuto per la vita perpetuo, aperte giorno e notte, che vogliono proprio lanciare il messaggio alla mamma che anche se lei non se la sente di tenere il bambino, sa che ci sarà chi se ne prenderà cura amorevolmente.
Dicevamo delle straniere. C’è il problema di far arrivare quindi alle donne di altre nazionalità questo messaggio, questa informazione. Si è visto che oltre il 60% dei figli abbandonati sono di donne straniere, insomma serve più informazione?
R. – Certamente. Abbiamo predisposto a questo proposito dei depliant per diffondere la conoscenza delle culle per la vita e del parto in anonimato in molte lingue, proprio perché come dice lei, è assolutamente l’utenza straniera che non conosce bene questa possibilità, questo diritto del parto in anonimato. È quindi doveroso fare tutto il possibile. Naturalmente non siamo ancora paghi di questo e quindi insisteremo ulteriormente per una ulteriore pubblicità visto che accadono ancora fatti come quello che purtroppo oggi rimpiangiamo a cui lei faceva riferimento.
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