Documento dei leader religiosi in Argentina in vista delle elezioni
Barbara Castelli – Città del Vaticano
“Non ci può essere vera libertà senza fraternità, e questo non può avvenire senza la realizzazione concreta dei diritti sociali”. E’ uno dei passaggi contenuto nel documento scritto in Argentina dai rappresentanti delle diverse confessioni religiose, in occasione della Festa nazionale, celebrata lo scorso 9 luglio. Il testo, firmato dal presidente della Conferenza episcopale argentina, mons. Oscar Ojea, e dai rappresentanti delle chiese evangeliche e delle comunità ebraiche e islamiche, è stato messo a punto in vista delle elezioni del 27 ottobre, durante le quali si decideranno il prossimo presidente e vicepresidente, saranno rinnovati 130 seggi della Camera dei deputati e 24 del Senato federale. Saranno, inoltre, scelti i 43 deputati argentini al Parlasur, il parlamento comune del Mercosur.
Nuova vita alla democrazia
Occorre, si legge nel documento, “rivitalizzare la democrazia, non ridurla ad un atto elettorale”. La democrazia, infatti, “si atrofizza, perde la rappresentatività, si disincarna se lascia fuori i popoli nella lotta quotidiana per la dignità”. Di qui l’invito ai politici a “presentare con chiarezza e realismo le proprie idee e programmi, senza cadere in aggressività non necessarie”. Segnalata anche l’importanza della “trasparenza e onestà personale”, insieme con la “trasparenza nel ruolo istituzionale”. “La povertà strutturale, il traffico di droga, la creazione di posti di lavoro, la cura della vita, la crisi ambientale, l’educazione inclusiva, l’attenzione per gli anziani e la protezione assoluta dei bambini – scrivono i leader religiosi – sono questioni che si risolvono con politiche statali al di là dell’alternanza, con la consapevolezza che i risultati di ogni periodo devono avere continuità. La nazione è già stata fondata; non viene rifondata ogni quattro o otto anni”.
Una missione comune a servizio dell’uomo
I firmatari del documento, infine, rimarcano che, “come uomini e donne di fede nel Dio misericordioso”, il loro compito è “ricordare che dietro i numeri e le crisi, ci sono volti, nomi e storie”. “Si tratta di un invito permanente a porre le persone più svantaggiate al centro dell’azione sociale e della politica – concludono – solo così sarà possibile l'amicizia sociale e la fraternità”.
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