Gran Bretagna: Johnson nuovo leader dei Tories. Oggi sarà premier
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
E’ Boris Johnson il nuovo leader Tory. Paladino della Brexit, ex ministro degli esteri e già sindaco di Londra, ha stravinto sul suo avversario, Jeremy Hunt, attuale leader del Foreign Office. Oggi pomeriggio Johnson, 55 anni, prenderà possesso del 10 di Downing Street come primo ministro, dopo le dimissioni di Theresa May, tra giovedì e venerdì completerà la sua compagine di governo. “C’è chi contesterà la saggezza della vostra decisione”, ha subito detto nel suo discorso di ringraziamento agli iscritti del partito che lo hanno scelto.
Sua priorità: attuare la Brexit entro il 31 ottobre
“Attuare la Brexit, unire il Paese, sconfiggere Jeremy Corbyn” sono le priorità espresso da Johnson, che ha ripetuto di voler attuare la Brexit il 31 ottobre prossimo. Tra il primo a congratularsi con lui il Presidente degli Usa Donald Trump, che lo ha definito un futuro “grande premier”.
Dovrà ricompattare i conservatori sul tema della Brexit
“Nessuna sorpresa che a vincere sia stato lui, perché rappresenta la figura dei Tories che più è vicina alla base”: commenta a Radio Vaticana Italia Antonio Villafranca, responsabile dell’area Europa per l’Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale. “Johnson – aggiunge Villafranca – riuscirà in quello in cui Theresa May non è riuscita, cioè nel mettere insieme tutti i conservatori soprattutto sul tema delicato di Brexit”. L’avvio della guida di Johnson, prosegue Villafranca, sarà caldo per via di alcuni temi assolutamente urgenti, come quello che riguarda l’Iran e la vicenda della petroliera britannica sequestrata dagli iraniani. Ovviamente, poi, la questione Brexit, con Johnson che ha già chiarito che per il 31 ottobre, con o senza accordo, la Gran Bretagna sarà fuori dall’Unione Europea. “Cercherà di negoziare con l’Ue – conclude Villafranca – si troverà però davanti ad un fronte che finora è stato compatto e che è disposto soltanto a concedere qualcosa sulle relazioni future tra Londra e Bruxelles, ma non a riaprire le 500 pagine di accordo che vanno a disciplinare il divorzio”
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