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Proteste ad Hong Kong Proteste ad Hong Kong 

Domenica di proteste ad Hong Kong contro la riforma dell’estradizione

Più di 400mila manifestanti ieri sono scesi in piazza per protestare contro la legge sulle estradizioni verso la Cina. Nei disordini che sono seguiti con la polizia almeno una decina di persone sono rimaste ferite, alcune in modo grave

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Nuovo fine settimana di proteste ad Hong Kong. Per il settimo weekend consecutivo oltre 400mila cittadini di Hong Kong sono scesi in piazza per manifestare contro la legge sulle estradizioni verso la Cina ma, stavolta, anche per chiedere nuove elezioni e un'indagine indipendente sui metodi che la polizia ha usato per reprimere le manifestazioni dei giorni scorsi.

Disordini e feriti

Nel corso della protesta, alcune persone sono uscite dall'area concessa per la manifestazione spostandosi verso il Liaison Office, uno degli uffici del governo locale, e con vernice spray e uova marce hanno imbrattato l'emblema cinese sulla porta d'ingresso. Immediata la reazione della polizia che ha sparato gas lacrimogeni e pallottole di gomma per disperdere la folla. Altri momenti di tensione si sono verificati quando un gruppo di uomini, con il volto coperto, si è lanciato contro i manifestanti e li ha aggrediti. Alcuni brandivano dei bastoni e indossavano abiti chiari. Decine i feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni.

La condanna di Pechino

Parole di condanna per quanto accaduto fino a tarda notte sono venute da Pechino. La governatrice dell'ex colonia britannica Carrie Lam, in una conferenza stampa in streaming, ha definito le proteste “una sfida alla sovranità nazionale”. Le proteste sulla legge sull’estradizione hanno ridato slancio al fronte di opposizione democratica che si era disperso dopo il cosiddetto Movimento degli ombrelli del 2014. Da aprile la mobilitazione è ripresa: ha dato un primo segnale di forza il 4 giugno con un grande raduno di 180mila persone al Victoria Park per commemorare i giovani caduti nel 1989 in Piazza Tienanmen. La norma contestata permetterebbe di consegnare i fuggiaschi alle autorità di Macao, di Taiwan e della Cina. Secondo le autorità di Hong Kong, il provvedimento ha preso spunto dal caso di un uomo fuggito dopo aver assassinato la fidanzata durante una vacanza a Taiwan. Non c’è trattato di estradizione con Taipei e la polizia di Hong Kong, pur avendo individuato il sospetto, non lo può consegnare ai colleghi taiwanesi. Secondo l’opposizione, la riforma preparata dal governo rischierebbe di mettere ricercati politici nelle mani della polizia di Pechino.

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22 luglio 2019, 11:21